Tabacchi aromatici e aromatizzati. Una questione terminologica.
In questo contributo intendiamo fare chiarezza su una questione terminologica, tutta italiana, inerente ai tabacchi da pipa: la distinzione tra tabacchi aromatici e tabacchi aromatizzati.
Tanto per cominciare, cos’è un aroma?
L’aroma è una caratteristica sensoriale che deriva dalla rilevazione gustativa di uno specifico profumo. Se il profumo, infatti, viene percepito dal naso per via ortonasale, l’aroma è percepito per via retronasale passando dalla bocca. Aromi e profumi sono conferiti da sostanze chimiche naturali, le molecole odorose.
Esemplificando, quando annusiamo un pezzo di cioccolato avvertiamo profumi, quando lo mastichiamo avvertiamo aromi, oltre che sapori. Nel caso del cibo, la masticazione libera le sostanze aromatiche contenute negli alimenti che, per via retronasale, raggiungono la mucosa olfattiva. Quando fumiamo, avviene lo stesso espirando il fumo dal naso. Il meccanismo, insomma, è il medesimo.
Ciò premesso, il termine “aromatico” si riferisce a qualcosa che ha natura di aroma, ossia che possiede degli aromi (Treccani). Va da sé che qualsiasi tabacco possiede profumi e aromi peculiari che possono essere numerosi o scarsi, nitidi o confusi, magari anche spiacevoli o difettosi, ma che saranno sempre presenti.
Non esiste un tabacco privo di aromi!
Persino bruciare una cartina da sigaretta senza tabacco darà un fumo aromatico: sarà un aroma pessimo, ma pur sempre un aroma. Ecco perché definire un tabacco “aromatico” non ha alcun senso: tutti i tabacchi sono aromatici, cioè dotati di aromi, e non potrebbe essere altrimenti.
Parlare poi di “aromatici naturali” ha ugualmente poco senso, giacché tutti i tabacchi sono naturalmente aromatici, ossia naturalmente dotati di aromi. Se così non fosse non fumeremmo…
Discorso diverso per i tabacchi “aromatizzati”, ossia addizionati di aromi. Anche nell’industria alimentare è molto diffusa la pratica di aggiungere sostanze aromatiche, naturali o di sintesi, spesso definite in modo improprio col termine “aromi” mentre sarebbe più corretto parlare di “aromatizzanti”.
Nel mondo del tabacco, l’uso di additivi naturali o di sintesi per correggere o esaltare aromi specifici è altrettanto comune, ma possiamo definire una miscela “aromatizzata” solo quando l’additivo è caratterizzante, ossia quando è chiaramente percepibile al punto da caratterizzare quel dato blend. Insomma, una miscela che sa di vaniglia (un aroma estraneo al tabacco) è certamente aromatizzata, mentre non lo è una cui vengono aggiunti additivi di correzione (come liquirizia o cacao) non distinguibili in fumata, né caratterizzanti.
Attenzione a non confondere le sensazioni aromatiche che ricevete da un tabacco o che sono dovute alla cura in fase agricola (pensiamo a Perique e Latakia, o alla cura a fuoco del Kentucky) con un’aromatizzazione! Un tabacco aromatizzato è tale solo quando vengono aggiunti additivi aromatici caratterizzanti in fase industriale. Il sentore di frutta passita che rileviamo in alcuni Virginia, invece, non è dovuto a un’aromatizzazione, ma è connaturato a quel tabacco.
Volendo potremmo definire “aromatizzati naturali” certi tabacchi con additivi aromatici naturali e non di sintesi, ma il più delle volte è assai difficile conoscere con precisione gli ingredienti aggiunti e questa distinzione aumenterebbe solo la confusione.
Ma, va da sé, tutti i tabacchi aromatizzati sono ovviamente tabacchi aromatici! Anzi, a maggior ragione lo sono visto che agli aromi naturalmente presenti nel tabacco ne vengono aggiunti anche degli altri…
Da ultimo, i cosiddetti tabacchi saponati (in ingl. soapy) sono solamente quelli aromatizzati con sostanze aromatiche non alimentari, come ad esempio geranio, eliotropo e altre essenze floreali. In Italia sono importati solamente due tabacchi di questa tipologia: il Samuel Gawith Grousemoor e l’Ennerdale di Gawith Hoggarth.
In conclusione, la terminologia è importante, ma la scelta migliore resta sempre la stessa: fumate quel che vi piace, aromatizzato o meno che sia. Di sicuro sarà aromatico!
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