Come apprezzare e fumare sigari toscani vintage
Alla passione per i sigari, come a molte altre, è spesso correlata una certa inclinazione al collezionismo: molti fumatori, infatti, amano raccogliere testimonianze del passato e, talvolta, anche sigari vintage.
Proprio per questo motivo, chi acquista pacchetti datati spesso si limita a collezionarli: fumare sigari vintage, però, è un’esperienza interessante e piacevole, a patto di farlo in modo consapevole.
Vale dunque la pena di spendere qualche parola a riguardo e fornire una piccola introduzione all’argomento.
Partiamo col dire che, per quanto concerne i toscani non c’è (ancora) un interesse collezionistico paragonabile a quello per i sigari caraibici, in particolare cubani, e dunque non è impossibile reperirne presso le rivendite.
Per i nostri scopi, possiamo considerare vintage i toscani che hanno sulle spalle almeno una decina d’anni.
Nella nostra esperienza, è questo lo spartiacque: pur con qualche eccezione, infatti, fumare un sigaro che non raggiunge quest’età non è troppo diverso dal fumarne uno attuale, anche se qualche mutamento organolettico si rileva già dopo meno tempo e fermi restando i cambiamenti intervenuti nel frattempo in termini di blend, processi produttivi o altro.
In linea generale, i prodotti invecchiati sono solitamente più rotondi, meno rustici di quanto fossero da freschi e, talvolta, anche più equilibrati: per questo motivo, alcuni fumatori amano far “affinare” i toscani per qualche annetto prima di fumarli.
Ma più tempo passa più le cose cambiano.
Pensare che fumare un sigaro vintage oggi possa dare le stesse sensazioni che procurava all’epoca è assai ingenuo.
Oltre ad arrotondarsi, i sigari perdono via via di intensità e, col passare degli anni, il mutamento è sempre più spiccato: i sigari tendono a svuotarsi gradualmente di aromi, mentre questo avviene meno a livello di sapori.
Esemplificando, un toscano originariamente amaro e sapido, con note dolci e punte acide, dopo dieci anni conserverà questa configurazione, ma l’intensità, l’impatto complessivo della fumata al palato sarà minore, anche a livello di forza.
Sul versante aromatico, invece, i caratteristici sentori di spezie, legni, cuoio, stallatico, ecc… tenderanno ad arrotondarsi prima, poi ad affievolirsi e infine, nei sigari più vecchi, a scomparire quasi del tutto.
Anche se abbiamo individuato in dieci anni il termine in cui i mutamenti si fanno più marcati, questa indicazione non va presa per assoluta: talvolta capita di fumare toscani ventennali più espressivi di altri con la metà degli anni.
Molto dipende dalla storia del singolo sigaro: una conservazione in condizioni di eccessiva umidità o temperatura, ma anche tanti passaggi di mano, che determinano sbalzi e mutamenti di microclima, possono contribuire a un deperimento più veloce.
Ma cosa rende interessante fumare sigari di questo tipo?
Come abbiamo anticipato, possiamo apprezzarne in modo molto chiaro la struttura organolettica: per certi versi, infatti, le caratteristiche salienti che resistono all’andare del tempo costituiscono in qualche modo l’ossatura del bouquet di quel sigaro. La configurazione dei sapori resta infatti sostanzialmente immutata e, pur con certi limiti, anche quella aromatica: questo ci consente di farci un’idea piuttosto precisa di come quel prodotto fosse anni fa e valutare così se è rimasto fedele a se stesso o è cambiato, nel bene o nel male.
Occorre, sia chiaro, un po’ di esperienza per apprezzare questo tipo di fumata che, inizialmente, può lasciare spiazzati o delusi proprio perché sapori e aromi saranno attenuati.
È dunque importante fumare sempre a bocca pulita e dopo un tempo di acclimatamento alle giuste condizioni di conservazione: un paio di mesi al 60% di UR possono bastare. Evitate abbinamenti o fumate orizzontali, ma accompagnate la fumata solo con acqua e prestando attenzione alle sfumature, se credete annotando le vostre impressioni.
Sigari così vecchi meritano rispetto!
Non sono prodotti da fumate collettive, da degustazioni più o meno guidate: sono sigari cui dedicare fumate meditative, che insegnano molto e dalle quali traluce il passato del sigaro toscano.
Ma ricordate che, talvolta, “chi aumenta il sapere moltiplica il dolore” (Schopenhauer)