Come conservare i sigari caraibici: parametri, humidor e metodi alternativi
La conservazione dei sigari caraibici è da sempre oggetto di dibattito tra gli aficionados, poiché è vero che, entro certi limiti di flessibilità, i canonici parametri di conservazione variano anche in funzione del gusto personale e della tecnica di fumata di ciascuno. I fumatori più lenti, ad esempio, spesso trovano che qualche punto in più di umidità in conservazione sia più consono al loro modo di fumare, altri invece tendono a conservare più “asciutto”.
Il margine soggettivo però non implica l’assenza di un parametro oggettivo di conservazione. In questo post, scritto in collaborazione con il canale di Douglas Mortimer, il blog CigarBlog, e il forum La Compagnia del Tabacco, tratteremo della conservazione adatta ai fumatori, mentre per i collezionisti, che hanno esigenze di stoccaggio a lungo termine, i parametri sono leggermente diversi e faremo accenno anche a questi ultimi, ove rilevante, senza però trattare l’argomento in modo approfondito.
Ricordiamo che questa guida vale per i caraibici, ma non per i sigari di Kentucky, per i quali abbiamo, sempre in collaborazione con lo stesso gruppo di divulgazione, creato una guida ad hoc.
Tratteremo inoltre qualche metodo di conservazione alternativo all’humidor e parleremo di qualche errore da evitare, in questo contesto.
Per quanto riguarda il parametro oggettivo di conservazione, si ritiene che una somma di 90 punti, tra umidità e temperatura (tipicamente con un optimum a 20°C e 70% di UR – mentre per la conservazione a scopo collezionistico, la somma è di circa 70-75 punti con un optimum attorno ai 16-17° e una UR attorno al 55%) sia la più idonea alla conservazione dei sigari caraibici. Questo indipendentemente dal fatto che l’humidor o l’ambiente di conservazione sia climatizzato o meno (nel caso che anche la temperatura sia controllata, infatti, il parametro non cambia, ma è più semplice mantenere il giusto grado di umidità, poiché la temperatura è stabile). In caso quindi di aumento o diminuzione della temperatura, si regolerà di conseguenza l’Umidità Relativa, per far si che la somma sia sempre attorno ai 90 punti (es. 68% a 22°C oppure 72% a 18°C). Questo principio è naturale conseguenza della fisica, poiché parliamo di umidità RELATIVA, che indica la percentuale di vapore acqueo disciolto nell’aria, in relazione alla quantità massima di vapore che l’aria può contenere a una determinata temperatura (prima cioè che si formi la condensa): va da sé che più l’aria è fredda, prima si forma condensa e, quindi, la quantità massima di vapore contenibile nell’aria è più bassa. In altre parole, a parità di umidità ASSOLUTA (i grammi di vapore in un metro cubo di aria) l’umidità relativa è più alta man mano che si abbassa la temperatura e da qui la necessità di aumentare la relativa al calare della temperatura, per mantenere quella assoluta su valori simili (per chi intendesse approfondire l’argomento consigliamo di studiare il diagramma di Mollier).
Tornando ad un contesto più semplice, quindi, abbiamo detto che una somma di 90 punti è, in linea teorica quella che consente di mantenere il tabacco a livelli ottimali per la conservazione: questo si traduce, di fatto, in una percentuale di umidità (peso/peso) assorbita dal tabacco del 13-15%, che per il sigaro caraibico è ottimale.
Tuttavia, come abbiamo detto in apertura, esistono dei margini di flessibilità, entro i quali un fumatore adatta l’umidità ai propri gusti, ma in linea generale, il consiglio di chi vi scrive, è quello di impostare i parametri in modo che la somma sia di 2-3 punti più bassa rispetto a quella indicata (per esempio a 20°C una UR del 67-68%). In questo modo, si riducono fortemente i rischi di micro-sbalzi verso l’alto che sono assai rischiosi per i sigari e possono dar luogo a muffe e rigonfiamenti che danneggiano i puros, o comunque a difetti di combustione o tiraggio.
Passiamo ora ad analizzare gli strumenti che ci permettono di mantenere tali parametri (ossia humidor, elementi umidificanti e altri sistemi di conservazione), gli accorgimenti da adottare (come tenere e gestire i sigari in conservazione) e gli errori da evitare nel conservare i sigari.
Cominciamo a parlare degli humidor: ne esistono, come sapete, di diverse forme e dimensioni, dai piccoli humidor da tavolo che contengono poche decine di pezzi, fino ai walk-in (stanze interamente adibite alla conservazione) che ne contengono diverse migliaia, in ogni caso però gli humidor hanno in comune alcuni elementi. In primis, sono dotati di un sistema umidificante o addirittura deumidificante (in zone molto umide e in certi periodi dell’anno), spesso sono rivestiti in legno (nei walkin questo elemento può anche mancare se tutti i sigari sono conservati nelle loro scatole, che sono appunto di legno) e sono dotati di uno o più igrometri che permettono la lettura dell’umidità relativa e, in alcuni casi, anche della temperatura (è opportuno comunque misurare entrambi i parametri, direttamente o indirettamente).
Per quanto concerne gli elementi umidificanti (o deumidificanti), la loro tipologia dipende molto dalla dimensione dell’humidor e dalla distribuzione dei sigari dentro lo stesso. Si può andare dai sistemi a spugna, ai beads (polimeri) ai Boveda packs per gli humidor di piccole/medie dimensioni, fino a dei sistemi elettronici, cosiddetti dinamici, con igrostato e ventola, per gli humidor di grandi dimensioni.
Va detto che, ad oggi, visto anche il costo esiguo e la possibilità di rigenerazione a lungo termine, i Boveda packs sono la soluzione migliore per chi ha humidor di capienze inferiori ai 1000 pezzi. Si tratta infatti di sistemi precisi, rapidi nel ripristino delle condizioni ottimali e bidirezionali (in grado di assorbire umidità in eccesso, e non solo di cederla). Se si dispone di un humidor in ambiente climatizzato (per l’humidor direttamente climatizzato si consiglia un sistema dinamico), basterà dotarsi di Boveda che, in ragione della temperatura mantenuta, diano quella somma prossima a 90 punti tra UR e Temperatura (se ad esempio avete un ambiente a 20 gradi, vanno benissimo i boveda 69%). Se il vostro humidor è soggetto a cambiamenti di temperatura legati alla stagionalità, potrete dotarvi di set di Boveda con diversi gradi di umidità (per esempio potete usare i 65% o i 62% se in estate avete temperature di 25-27 gradi, fermo restando che sarebbe bene che i sigari non superassero mai, per lunghi periodi, i 25 gradi di temperatura). La parametrizzazione è la stessa anche se usate i Beads, comunque validi, ma con qualche svantaggio rispetto ai Boveda. Per le spugne o altri elementi umidificanti, occorre un’esperienza maggiore, poiché il mantenimento dei parametri ottimali non è così facile.
Per i volumi di stoccaggio più ampi si possono adottare diversi sistemi, anche ad evaporazione naturale, o più spesso umidificatori dinamici, con serbatoio e ventola, dotati di igrostato. Esistono diversi prodotti sul mercato, per capienze di alcune migliaia di pezzi si trovano con ottimo rapporto Q/P i Cigar Oasis, o i Cigar Spa, per capienze più grandi occorrono sistemi dedicati, studiati in base alla volumetria specifica.
Come dicevamo, il legno è normalmente un elemento presente negli humidor, indipendentemente dalla dimensione. Se i sigari sono conservati senza le loro scatole, è molto importante l’essenza usata per la costruzione dell’humidor. Il cedro spagnolo, la cedrella, il cedro macho (non disponibile in Europa) e il mogano sono legni ottimali perché svolgono una buona funzione repellente rispetto al Lasioderma Serricorne (comunemente detto bicho) che è un parassita del tabacco. Altri legni come l’okumè e alcune varietà di noce sono altresì validi per lo scambio di umidità e la capacità di assorbire gli sbalzi sia in eccesso che in difetto, ma non hanno l’effetto repellente sul bicho: è consigliabile quindi usarli solo se i sigari si conservano nelle proprie scatole (tipicamente nelle vetrine o armadi di grandi dimensioni, o nei walk-in).
Esistono alcuni metodi di conservazione alternativi che si prestano per i piccoli volumi stoccati e per conservazioni non troppo lunghe. Ricordiamo sempre che i sigari premium sono prodotti mediamente costosi e che, quindi, un investimento in un buon humidor è sempre e comunque da preferirsi, per evitare di danneggiare i prodotti. Sostanzialmente si tratta di usare contenitori ermetici che possono andare dalla busta sigillata alle giare in vetro o ceramica ai contenitori ermetici per alimenti. Questi sistemi sicuramente economici, e versatili, vanno però usati con i dovuti accorgimenti. In primis, sono molto soggetti agli sbalzi di temperatura e di conseguenza di umidità interna (per lo stesso motivo citato in apertura, se abbiamo un contenitore ermetico, dove si abbassa la temperatura velocemente, avremo uno sbalzo verso l’alto di umidità). Inoltre, se utilizziamo vetro o plastica trasparente, avremo il problema del passaggio di luce, che su conservazioni medio-lunghe può alterare i sigari, non solo nel colore. E’ quindi opportuno dotarsi di qualche foglietto di cedro per coprire le pareti (chiedete ai vostri tabaccai i foglietti divisori che si trovano nelle scatole, a separazione dei diversi strati di sigari e ve li daranno senz’altro gratuitamente), e, ancora una volta, dei celeberrimi Boveda, disponibili anche in sacchettini da 8 grammi (in un ambiente ermetico la dispersione è minima quindi non servono i packs più grandi). Il legno limiterà il passaggio della luce sui sigari, mentre i Boveda vi metteranno al riparo da eventuali sbalzi di umidità.
Veniamo ora agli accorgimenti da adottare, e alle cose da evitare, in conservazione.
In primis, cercate di disporre i sigari in modo che non vi siano contatti diretti tra prodotti radicalmente diversi tra loro, specie se questi non hanno il cellophane (per altro vi consigliamo di mantenere il cellophane sui sigari, quando ne sono dotati, specie se volete conservare per lunghi periodi di tempo). Cercate quindi di disporre i sigari per provenienza e per gradiente di caratteristiche organolettiche. EVITATE totalmente il contatto tra Kentucky, o fire cured in genere, e caraibici: tenete le due tipologie di prodotto in ambienti completamente separati.
Se disponete di un ambiente sviluppato in altezza come una vetrina-armadio o un walk-in, sistemate i sigari migliori, o comunque dotati di tabacchi più ricchi, nella parte alta dell’humidor. Il tabacco di qualità è in genere più igroscopico e, siccome l’umidità tende ad avere un gradiente incrementale verso il basso, è opportuno sistemare i sigari più igroscopici in alto.
Evitate la prossimità dei sigari senza scatola rispetto agli elementi umidificanti, poiché vicino agli stessi c’è una zona più o meno grande ad umidità più elevata. L’unica eccezione a questa regola è rappresentata sempre dagli ottimi Boveda, che invece possono essere disposti anche sui sigari senza cellophane, senza problemi di sorta.
Se conservate per lunghi periodi, specialmente se senza scatola, ruotate periodicamente i sigari, onde prevenire l’esposizione maggiore di un lato rispetto a quello opposto alla deposizione dell’umidità e prevenire così difetti in fumata.
Evitate altresì di utilizzare il frigorifero o il freezer come humidor, sia in via temporanea che definitiva. Anche i congelamenti fai da te, per prevenire i parassiti, possono essere deleteri per il prodotto. Un frigorifero o una cantinetta per vini possono certamente essere usati come humidor, ma va disposto un termostato che agisca come bypass su quello di fabbrica e che mantenga la temperatura sui 20° (alcune cantinette già permettono di impostare questa temperatura). Ovviamente l’elettrodomestico deve essere nuovo e privo di odori strani (incluso quello di plastica del materiale di cui è costituito); occorre altresì evitare di disporre le scatole o i sigari sfusi a diretto contatto della parete refrigerante (soggetta a condensa) o del convogliatore di aria fredda, se c’è un sistema ventilato (soggetto, al contrario a crolli di umidità). Se si utilizzano soluzioni di questo tipo, è opportuno dotarsi di umidificatori elettronici che ripristino rapidamente i livelli di umidità ottimali, poiché le macchine frigorifere tendono ad asciugare l’aria contenuta al loro interno. In questo caso l’utilizzo di Boveda o Beads, benché possibile, richiede ricambi e rigenerazioni frequenti. Molto meglio dotarsi di un umidificatore elettronico dal serbatoio di buona capienza (i cosiddetti sistemi set and forget).