Rielaborazione sintetica della fermentazione dei sigari Toscani
Per l’approfondimento si rimanda al libro “Oltre il fumo” della casa editrice “Marlin”
(capitolo XVII e XVIII)
Lo scopo della fermentazione industriale “alta” del ripieno dei sigari Toscani italiani, che funge da contraltare a quella ”bassa” dei sigari cubani, è finalizzato a trasformare i componenti organici non strutturali della foglia in sostanze minerali, accompagnata da una notevole liberazione di calore, capace di conferire al ripieno fermentato un gusto più armonico e gradevole, con l’attenuazione degli spunti amarognoli del fumo.
Gli attivatori di queste semplificazioni sono i numerosi enzimi, che sono patrimonio intrinseco del Kentucky.
Il ciclo completo prevede le seguenti fasi: Formazione della massa; I° Rivolgimento; II° Rivolgimento; III° Rivolgimento e Demolizione della massa. Il tempo occorrente per questo tipo di fermentazione complessa e spinta prevede un periodo variabile dagli 11÷18 giorni, a seconda del periodo stagionale e della natura del substrato da sottoporre alla fermentazione, come ad esempio il tessuto di foglie apicali o mediane o basali, compreso le percentuali di: nervature centrali, ritagli e spuntature sigari provenienti dal confezionamento e delle parti prossimali delle foglie, eliminate dalla fase di scostolatura.
L’attività degli enzimi utili è regolata dalla presenza di acqua, ottimale dal 52÷57 %, dall’ossigeno molecolare, indispensabile per i microrganismi aerobici e tossico per quelli anaerobici, dalla concomitante dispersione di gas inibitori/selettivi del ciclo (CO2, NH3 ecc.), dalla pressione interna della massa e dall’andamento della temperatura. L’Umidità assoluta finale del tabacco fermentato deve variare dal 40 al 45%.
Il ciclo fermentativo corretto deve far coincidere il max della temperatura con il III° Rivolgimento, che si effettua tramite il ribaltamento meccanico dell’intero cassone, contenente kg 500 di tabacco pre-inumidito.
La temperatura max di 57÷65 °C rappresenta il discrimine selettivo della popolazione batterica utile alla fermentazione.
Le principali trasformazioni fisico-chimiche che si verificano durante il ciclo fermentativo sono le seguenti:
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calo degli zuccheri semplici e complessi, per essere trasformati in composti a più basso peso molecolare.
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calo degli acidi organici pre-fermentativi e aumento di quelli volatili post-fermentativi.
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calo dei composti tannici che si legano alle proteine della saliva e del muco.
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calo della nicotina e degli alcaloidi satelliti, con sviluppo di aromi piridici-ammoniacali.
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aumento delle ceneri e della combustibilità, dovuta alla presenza bilanciata di cationi e di anioni.
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aumento del pH, che vira da sub-acido a sub-alcalino o alcalino (da 6,5 a >8), per la perdita degli acidi organici e della degradazione proteica.
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la cura a fuoco diretto non deve alterare la funzionalità di alcuni enzimi, come ad esempio le ossidasi e le perossidasi, che sono inglobati in comparti cellulari distinti da quelli contenenti i composti fenolici che innescano l’imbrunimento enzimatico.
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aumento dell’isteresi colloidale, a causa della demolizione delle pectine (polimeri dell’acido galatturonico), dei composti emicellulosici (polisaccaridi non cellulosici della parete cellulare, contenenti pentosi ed esosi fortemente ramificati, come: galatturonani, xilani, arabinoglucomannani, galattani ecc.; compreso acido uronico e acido ferulico) e dei tricomi (secretori e non), tutti appartenenti alle membrane cellulari.
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variazioni minime della cellulosa (polimero saccaridico non ramificato del glucosio), della lignina (polimero fenil-propanoide non saccaridico) e delle sostanze impermeabilizzanti (suberina).
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modificazione delle gomme e mucillagini non della parete cellulare; degradazione delle resine e degli oli essenziali causata dal rialzo termico.
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alleggerimento dell’impalcatura del tessuto fogliare con la degradazione proteica, lipidica e glucidica.
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formazione di fenomeni endogeni, con sviluppo di ammoniaca e di altri composti di natura basica, che si ritrovano sia nell’atmosfera che nell’estratto acquoso del tabacco.
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presenza di imbrunimenti non enzimatici, come le reazioni di Maillard, in cui reagiscono gli zuccheri liberi a basso peso molecolare e gli amminoacidi, liberi o legati, selettivamente basici.
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calo dei composti amarognoli, come ad esempio quelli del gruppo fenil-tio-carbammidici che, tramite il fumo, si legano alle papille circumvallate del fondo della lingua, conferendo la sensazione di amarore (percezione corrispondente), e gli albuminoidi, proteine che complessano alcuni metalli pesanti.
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neosintesi di inibitori delle amine mitocondriali (MAO), che degradano la dopamina, il mediatore che prolunga lo stato euforico e di gratificazione, apportato dal fumo di un sigaro toscano non manipolato.
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neosintesi di composti antiossidanti che riducono i possibili danni provocati da un numero eccessivo di radicali liberi; neosintesi di alcuni fenoli che stimolano l’enzima epatico (AHH:Aryl Hidrocarbon Hidroxylase), che partecipa all’ossidazione degli idrocarburi policiclici aromatici, tra cui il più dannoso come il benzo(a)pirene.
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gusto finale del tabacco fermentato: piridico-ammoniacale-con spunti di fruttato-speziato
Giuseppe D’Amore