Da sempre il fumo ha esercitato sull’uomo un fascino particolare, a partire dai riti preistorici quando si bruciavano erbe aromatiche o inebrianti sulle braci per propiziarsi gli spiriti e per ottenerne i favori. La pianta del tabacco era considerata sacra; semi e foglie di tabacco sono state trovate recentemente durante i restauri di una mummia egizia. Semi di tabacco erano usati dai cinesi oltre 3 mila anni fa quali antifecondativi.
Tribù pellerossa fumavano in occasioni eccezionali: per accogliere degnamente l’ospite importante e per onorare il Grande Spirito, la loro pipa era il Calumet, e il rito era il seguente: ciascuno tirava quattro sbuffate verso i 4 punti cardinali.
Una strana pipa a forma di cilindro è stata scoperta a Mossul (odierna Siria); si stima che risalga a migliaia di anni fa.
Pipe d’epoca preistorica furono trovate in tutta l’America del Nord, nel Mississippi Superiore nel Missouri, nell’Ohio, sui fianchi dei Monti Alleghanis, sulle rive del Lago Ontario e nella regione del Saint-Laurent.
Nell’America Centrale e nel Sud America la coltivazione e l’uso del tabacco risalgono a millenni.
Pipe Gallo-Romane in ferro sono state trovate nel sud della Francia e in Valle d’Aosta.
La pipa compare in Europa, con il tabacco nei primi anni dei ‘500. Sono pipe in terracotta; piccole, semplici, ma già funzionali. Il loro basso costo, la facilità di fabbricazione, l’estetica sempre accattivante, invogliavano a farne uso, anche se la durata era piuttosto limitata a causa della fragilità del materiale. Questo inconveniente ha fatto sì che siano ormai rarissime quelle sicuramente antiche. Tutte pipe piccole, agli inizi, perché il tabacco è raro e costoso. Le si vedono nella bocca di marinai spagnoli e portoghesi, successivamente in quella degli inglesi ed è proprio in Inghilterra che la pipa ha la sua prima affermazione (Sir Walter Raleigh la introduce persino alla corte britannica).
Il suo uso è osteggiato in vari paesi, ma la guerra dei Trent’anni diffonde la pipe in tutta Europa.
Artigiani inglesi esportano nei Paesi Bassi la produzione delle pipe di terracotta e gli olandesi diventeranno presto i più grandi produttori di “pipe di gesso” (in realtà di argilla bianca) che ancora oggi si usano e che hanno la loro capitale, con relativo museo, a Gouda.
Altri centri attrezzati per questa produzione erano in Francia, Belgio, Nord e Sud Italia e Spagna.
Addirittura imponente la produzione della Gambier di Parigi che dal 1850 al 1926 ha sfornato qualcosa come 1.940.400.000 pipe. Ma questo fu un caso unico di “industrializzazione” applicata a questa tipologia di pipa.
Dopo la nascita di questo prodotto “terra-terra”, a seguito della richiesta di fumatori più pretenziosi ed esigenti, si studiarono pipe fabbricate nei più svariati materiali, sempre più nuovi, resistenti, pregiati. Metalli come bronzo, ottone, argento, avorio; legni come bosso, palissandro, ulivo, betulla, olmo, quercia, ciliegio.
Anche le forme del fornello e del bocchino subirono parecchie trasformazioni alla ricerca continua della migliore funzionalità prima di arrivare alle forme attuali.
Accanto alle pipe di argilla (che, secondo la terra usata e i sistemi di cottura, possono essere bianche, rosse o anche nere) hanno un loro spazio le pipe di legno, genere in cui diventeranno famose quelle tedesche di Ulm.
Tedesche e austriache sono le pipe di porcellana che compaiono verso la fine del ‘600. Sono grosse, vistosamente dipinte, con un coperchio di metallo, spesso legate a un’appartenenza militare; hanno ancora oggi una certa diffusione nei due paesi, soprattutto a fini decorativi.
In varie città europee si aprono locali per fumare in pace e in compagnia; Federico I di Prussia fonda addirittura un’Accademia di pipatori.
Nel ‘700 la pipa deve fare i conti con il propagarsi, specie nelle classi più elevate, della voga del fiuto che dà origine alla produzione di oggetti spesso di pregio artistico (si pensi alle tabacchiere) e a un vero e proprio rito sociale. La pipa, a sua volta, si impreziosisce e si differenzia nelle forme e nella materia prima: metalli più o meno nobili e persino vetro (ricercata specialità, questa, di Bristol e di Venezia).
Ma è l’uso di una nuova materia, la schiuma; a segnare un’ulteriore epoca di trionfi.
Si deve arrivare verso il 1700 per vedere prodotte le prime pipe in “schiuma di mare”, ancor oggi considerate assai pregiate e ricercate nella loro pur sempre limitata produzione, sia nelle forme classiche che in quelle scolpite nelle forme più fantasiose, a volte di dimensioni eccezionali. Questo minerale è chimicamente denominato “silicato di magnesio” e, almeno nella specie più pregiata, si trova solo in Anatolia (Turchia) nel sottosuolo argilloso. La schiuma ebbe il suo periodo di maggior splendore dal 1800 al 1900; le migliori erano fabbricate a Vienna. Di pipe in questo materiale ne vengono tuttora prodotte soprattutto in Turchia.
Verso il 1850-60, con l’impiego di un nuovo legno durissimo e dalla venatura particolare, la Radica ( Erica Arborea un arbusto che cresce solo sulle sponde del Mediterraneo) la pipa venne prodotta industrialmente con torni e macchine all’uopo fabbricate. I primi furono i francesi a Saint-Claude nel Jura; poi subito gli italiani. Val la pena di ricordare la Fabbrica Rossi di Molina di Barasso (Varese) che arrivò, nel periodo del suo massimo splendore, a produrre oltre 50.000 pezzi al giorno impiegando circa 800 operai. Si era attorno al 1900. Un primato mai superato nel mondo.
Di pipe in radica se ne producono oggi in vari stati d’Europa, ma l’ltalia vanta il primato delle cosiddette “pipe fatte a mano” prodotte da validi ed insuperabili artigiani.
Molto conosciute sono anche le classiche pipe inglesi richieste dai più snob, le tradizionali pipe francesi e le avveniristiche danesi.
Collezionisti di pipe esistono in tutte le parti del mondo: già nel 1910 un membro della famiglia Imperiale russa dei Romanoff collezionava pipe rare, e si dice ne possedesse addirittura 27.000. Attualmente questa passione si è diffusa e in certi casi è diventata addirittura maniacale; solo in America si contano collezionisti a migliaia. In Italia collezionare vecchie pipe è di attualità.
Le più importanti case d’aste hanno già battuto pipe pregevoli, e non sono pochi gli antiquari che hanno riservato nelle loro botteghe un angolo per i collezionisti di oggetti da fumo, con in bella mostra tabacchiere in argento, oro, avorio, smalti, armadietti o mobiletti per la custodia delle pipe, bocchini fumasigari e naturalmente pipe di tutte le epoche e provenienze.
Esistono anche Musei ben frequentati, in Inghilterra, Francia, Germania, Danimarca, Olanda, Stati Uniti.
L’Italia vanta l’unico Museo al mondo che può mostrare, oltre ad una collezione di oltre 30.000 pezzi di pipe, gli utensili originali e tutta le serie dei vecchi torni a pedale e altre macchine per la fabbricazione artigianale delle pipe: è il Museo della pipa di Gavirate anche sede della “Académie Internationale de la pipe”.