D’Amore – Oltre il fumo
Durante il meeting organizzato dall’Alto Salento Cigar Club, ho avuto il piacere di conoscere una persona simpatica e disponibile, ma soprattutto una fonte inesauribile di informazioni sul mondo del nostro sigaro nazionale, il Toscano.
Giuseppe D’Amore è nato a Cava dè Tirreni nel 1945 e, dopo una parentesi in un’azienda telefonica, ha vinto il concorso nell’amministrazione autonoma dei monopoli di stato, entrando in contatto con il mondo del tabacco, prima a Torino e poi nella sua città natale.
Dopo vari anni di carriera, è stato direttore di produzione nella storica manifattura di Cava dè Tirreni nella quale, nel 1982, ha avuto il privilegio di selezionare i tabacchi usati per la produzione del sigaro “Garibaldi”, riconoscibile dalla fascia tricolore sull’astuccio, inizialmente destinato al solo mercato americano. Inoltre lo stesso autore, dal 2003 al 2007, è stato assegnato al Centro Ricerche Agrarie dell’Istituto Centrale per la Tabacchicoltura di Scafati.
Tutta la sua esperienza, i segreti e molte curiosità sono ora racchiusi in un libro intitolato “Oltre il fumo”.
Come lo definisce lo stesso autore, è un manuale destinato agli appassionati del mondo del tabacco, nel quale è possibile trovare moltissime informazioni scientifiche, frutto delle esperienze vissute direttamente nel mondo del tabacco e corroborate dalle recenti ricerche di farmacocinetica e farmacodinamica, e in cui vengono spiegati con dovizia di particolari e con rigore le tecniche colturali e i processi chimici legati alla cura, alla fermentazione, alla combustione del tabacco e all’aggancio della nicotina all’emoglobina durante la fumata.
Nel libro si spazia dalle origini dell’arboscello, alle coltivazioni in Europa ed in America, allo studio del terreno per la coltivazione del tabacco Kentucky, alle sue modificazioni enzimatiche e non. Si affrontano inoltre argomenti delicati come l’esame dei processi e delle trasformazioni fisiche che avvengono nei tabacchi fermentati e le conseguenze chimico-fisiche prodotte nell’uomo dal fumo del sigaro.
Nel corso della trattazione sono analizzate anche le interazioni che avvengono tra vegetali, insetti parassiti e ausiliari. Basti dire che quando il bruco del tabacco, il Manduca sexta, si ciba una foglia di Nicotiana, attenuata dalla miscela derivata dal «furano mercaptano» (volatile dell’erba lacerata) e dalla saliva del bruco masticatore, la pianta fa intervenire in aiuto un predatore parassita, il Geocoris, che accorre in meno di un’ora. Secondo il ricercatore Baldwin, che opera da anni nel deserto americano, questo caso dimostra che esiste un continuo bilanciamento tra la biodiversità e l’ambiente circostante e gli esseri viventi, perché il bruco avrebbe potuto modificare la secrezione salivare, ma con il rischio di subire un più devastante attacco batterico.
Nei primi capitoli D’Amore ricostruisce non solo le origini della coltura, in Europa, del tabacco proveniente dall’America, dove già in epoca precolombiana veniva utilizzato a scopo farmaceutico, ma anche il suo radicamento in Campania e la sua lavorazione presso la manifattura di Cava dè Tirreni, dove l’autore ha messo a frutto la sua riconosciuta professionalità per qualche decennio.
Va ricordato che il sigaro Toscano ha una particolare caratteristica, ovvero è costituito da una sola qualità di tabacco, il Kentucky appunto, usata sia per la fascia che per il ripieno ed è proprio questo a conferirgli quell’inconfondibile aroma che accompagna facilmente vini di corpo e piatti di sostanza.
Negli ultimi anni, anche il sigaro Toscano ha voluto ampliare la gamma di prodotti della manifattura di Cava dè Tirreni, confezionando sigari addizionati al caffè, alla vaniglia e alla grappa, che hanno riscosso un notevole interesse tra i fumatori del Toscano stesso.
Interessanti sono anche le pagine in cui è analizzata la differenza tra i fumatori di sigari toscani e quelli di sigarette, consistente nel fatto che i primi non inalano il fumo e quindi l’atto di fumare (frutto di un compromesso tra tre tipi di processi mentali: consapevole, emozionale e inconscio) non viene automatizzato, mentre nei secondi un accostamento automatico al fumo innesca un atteggiamento ottimistico, che falsa l’entità dei rischi legati al numero delle sigarette fumate. I rischi sono causati dall’aumento di dopamina, un neurotrasmettitore mediatore principale di scambio dei segnali nel circuito della gratificazione, che rende i fumatori incapaci di valutare in modo critico le gravi conseguenze per la salute. A causare la vituperata dipendenza in un fumatore è l’alcaloide stereoisomero S-Nicotina, al quale si possono associare due comportamenti apparentemente contrastanti, come la tolleranza e la sensibilizzazione al fumo e al mezzo con cui viene prodotto. Vale la pena sottolineare che l’abitudine di tenere tra le labbra il sigaro dovrebbe essere un vezzo da evitare, perché il contatto diretto del tabacco con le mucose orali origina un metabolita intermedio nocivo per la vescica urinaria. Un altro aspetto da mettere in rilievo è che con la combustione gli additivi, gli aromatizzanti e gli edulcoranti subiscono significative modificazioni fisico-chimiche, che invece di lenire la dipendenza da nicotina potrebbero addirittura potenziarla.
“Oltre il fumo” è un libro che, come dice l’autore, nasce con la speranza che il lettore possa ricavare una maggiore consapevolezza dei piaceri e dei rischi legati al fumo e li tenga presenti nella giusta misura ogni volta che si accinge all’accensione di un sigaro.
Un libro certamente tecnico ma di indubbio interesse e il cui approccio tecnico-scientifico lo rende utile ai cultori del piacere del fumo.
Giuseppe D’Amore
Oltre il fumo
Marlin Editore
22,00 euro, pagg. 448
di: Nicola Di Nunzio