Tornerò da voi. Sapete perché? Adesso sembrerà poca cosa quello che leggerete. Eppure – lo giuro! – ha fatto la differenza. Tenetelo bene a mente!
Appena arrivato da voi, quel vigile urbano ha visto la mia indecisione da forestiero e, con molta gentilezza, mi ha indicato un parcheggio a portata di mano; il netturbino è corso a pulire quel rettangolo di sosta prima che posteggiassi l’auto; la signora che stava rientrando in casa, salutandomi cordialmente, ha atteso che le girassi le spalle prima di chiudere l’uscio; la commessa del negozio non ha inserito il nastro pre-registrato del: “signore, posso fare qualcosa per lei?”. Mi ha indicato, invece l’oggetto migliore di questa vostra terra al prezzo migliore; la fontana vicino alla piazza non era sigillata e dopo avermi dissetato s’è chiusa automaticamente senza spreco d’acqua; i portici – che belli! – e tenuti al meglio, mi hanno difeso dal sole e lo avrebbero fatto anche dalla pioggia, come un tempo accadeva ai pellegrini.
Ho notato che la pavimentazione del centro storico è realizzata in pietra, e che l’asfalto è solo un brutto ricordo; le porte delle chiese sono aperte e trovo – incredibile! – sacerdoti al confessionale, non mi pare vero; i campanili hanno ancora le campane, campane che suonano!; le mura antiche non sono sdentate di merli; i musei sono sempre visitabili e chi ci guida è simpatico e preparato; la spiaggia è pulita e il gestore dello chalet è carico di attenzioni; i ragazzi hanno trovato sempre uno spazio verde ricco di giochi, e quelli più grandi hanno passato ore in quel pub di legno scuro e di birre bionde. Lassù, in collina, è il regno della quiete, giù, lungo la costa, dell’allegria anche un po’ chiassosa. Ma ci sta!
“Ospitalità”, mi sono detto, “questa gente è ospitale sul serio”. E non è tutto. Il brodetto che ho mangiato in un locale fantastico eppur senza pretese – brodetto servito in piccole fiamminghe di terracotta -, non è la scopiazzatura di ricette digerite malamente da libri e tv, è l’eredità di padri, nonni e bisnonni con la passione del mare e la pelle grinzosa del sole e del sale; il vino rosso e quello bianco: una scoperta sorprendente; la carne alla brace è soda e saporita: ho visto personalmente i bovini scorazzare sotto la magica Sibilla. E che dire dei primi piatti? Ci sono certi pastai…
Ho incontrato anche sindaci che cantavano e ballavano ai concerti jazz. E ho sperimentato i cuochi – grandi! – che si fanno in quattro per offrire e farci scoprire il meglio della tradizione culinaria di questa vostra provincia di Marca. Perché, far da mangiare – questo ricordatelo bene! – è un atto d’amore. E’ voler bene a qualcuno, è dirglielo con un fatto. Con una pietanza, è il massimo!
E il ritrovarsi a tavola, insieme, tranquilli, sereni, capaci ancora di discutere e di stupirsi, riappropriandoci della nostra vita ogni giorno scippata da altro, è un vero atto da veri rivoluzionari.
Eccoci, allora, noi rivoluzionari dell’ultima ora… ad apprezzare a tavola chi ci ama, e ad amare, a tavola, chi ci apprezza.
Tornerò, tornerò ancora! Non posso farne a meno!
Solo, un dubbio: ma eravate voi?