La “fantasia” di sigari e sigarette

 

Fumo nocivo? Sicuramente non ai tanti personaggi del mondo animato e del fumetto la cui immagine, spesso e volentieri, è caratterizzata da sigari e sigarette. I cartoon che ci hanno accompagnato fin da bambini (alzi la mano chi non ha mai letto una striscia), creati dalla fantasia di Walt Disney fino ai Manga giapponesi di oggi, si fanno vedere spesso in giro, nelle loro avventure, con sigari, sigarette e pipa.

 

 

 

 

 

 

Da Corto Maltese a Popeye

 

[filefield-onlyname-original]Ed ecco che, nel fantastico mondo dei fumetti, in un’atmosfera fatta di tropici e di mare, di porti e isole deserte, incontriamo Corto Maltese, l’avventuriero romantico e ironico, creato da Hugo Pratt e ritratto con l’immancabile “bionda” tra le labbra.
Altro mondo, altri scenari fatti di praterie e deserti, cavalli e fucili per Tex Willer, faccia alla Charlotn Heston, nato dalla fantasia di Gianluigi Bonelli e disegnato da Joe Kubert. Ispiratore dei personaggi “western all’italiana” degli anni ‘60 e ‘70, non manca mai, nei suoi rarissimi momenti di relax, di godersi una sigaretta.
Un piacere che attraversa anche l’ingenuo mondo creato da Walt Disney, un’allegra compagnia di simpatici animali umanizzati nati negli anni ‘30 e capitanati da un furbo topolino e da uno sfortunatissimo papero che mai si sarebbero sognati di raggiungere tale successo e popolarità in tutto il mondo. A fumare, in questo paese di fantasia, sono soprattutto i “cattivi” e, stereotipo “consumato” della categoria, i giornalisti; Gambadilegno, nemico giurato di Topolino, sempre con il sigaro in bocca, e la sua “donna” Trudy; per non parlare di Rockerduck, l’antagonista miliardario di Paperon de’ Paperoni. Non rinuncia alla sua pipa, però nemmeno il pacifico Orazio, cavallo saggio della fattoria di Nonna Papera. Ed è pipa anche per Braccio di Ferro, erede della fantasia surreale degli anni Dieci e Venti, e per il papà Trinchetto.
In questo panorama di comics, come non ricordare, poi, la cattiva, spregiudicata signora, amante delle pellicce? Parliamo di lei, Crudelia de Mon, sguardo di fuoco e bocchino lungo, terrore dei cuccioli dalmata e dei nostri bambini, travolgente in una nuvola di fumo.
Altra penna, quella realista, di Guido Crepax. Ed ecco Valentina, suadente, seduttrice, sogno erotico dell’immaginario collettivo maschile, che tra un’avventura e l’altra, fuma intrigantemente la sua sigaretta.

 

L’origine delle “nuvolette”

 

[filefield-onlyname-original]Fumo, fumetto, perché? Origine della “nuvoletta” scelta dai disegnatori per far comunicare i loro personaggi di fantasia sono proprio i famosi “segnali di fumo” della comunità indiana. Una forma primitiva di comunicazione, quando posta, telefoni, cellulari ed Internet non esistevano e Apache e Cheyenne accendevano fuochi e interpretavano le nuvole di fumo.
Ma come è nato il fumetto?
Il fumetto è un genere di narrativa popolare o infantile che racconta storie imperniate sulle vicende di un eroe attraverso immagini ad accentuata caratterizzazione caricaturale, in genere commentate da battute essenziali racchiuse in una specie di nuvoletta, in inglese balloon (donde il nome fumetto) che sembra uscire dalla bocca dei personaggi.
Il balloon si trova all’interno di un quadretto o di una tavola di un racconto figurato in sequenza spazio-temporale. Tale sequenza è detta in inglese comic strips e in francese bande dessinée, in italiano tout court fumetto. La “nuvoletta” ha una freccia orientata verso il personaggio che parla. Se la frase non è detta, ma solo pensata la nuvoletta è seguita da una serie di “bollicine” di misura digradante a mano a mano che si avvicinano al personaggio e, se si vuole esprimere un linguaggio aggressivo oppure voce al telefono, ha i bordi a zig-zag e la scritta al suo interno è in grassetto e con caratteri dilatati. Ogni [filefield-onlyname-original]vignetta (costituita da disegno e testo) è inserita in un riquadro generalmente rettangolare o quadrato. Forme geometriche diverse o bordi irregolari possono essere usati per esprimere la particolare violenza di una scena d’azione come ad esempio il riquadro ondulato esprime il racconto o il ricordo di un personaggio. La successione dei riquadri va di solito da sinistra a destra e dall’alto al basso. Molto spesso appaiono nelle vignette suoni, rumori, che vengono espressi con scritte libere, senza cornici, in caratteri maiuscoli e deformate graficamente. I disegnini che appaiono sia all’interno dei balloon, sia liberi nei riquadri, convenzionalmente indicano una serie di sensazioni: le stelline esprimono dolore per una botta; i cuoricini indicano amore, innamoramento; una lampadina accesa corrisponde ad una buona idea improvvisa; le ellissi concentriche mostrano lo stordimento; le lineette parallele indicano gran velocità o improvvisa accelerazione; stupore, sorpresa, meraviglia sono dati dal punto esclamativo e da quello interrogativo; spirali o altri segni a zig zag indicano rabbia, o parolacce non espresse.

 

Il fumetto umoristico

 

[filefield-onlyname-original]Nel fumetto umoristico, che ha lo scopo di divertire come nei comics di Walt Disney, l’espressione facciale dei personaggi deve comunicare con la massima efficacia sentimenti ed emozioni. Topolino, Paperino agiscono come veri e propri esseri umani. Anche quando si tratta di personaggi umani, mitici o eroici, il disegnatore spinge al massimo l’azione utilizzando tutte le tecniche sopra enunciate. Il fumetto è un fenomeno di notevole rilevanza, sociologica e psicologica, nell’ambito dei mass media ed espressiva nell’ambito della comunicazione visiva, oltre ad essere un pezzo di storia del costume, specie anglosassone. In Italia, la parola fumetto ha avuto diffusione popolare negli anni Trenta e Quaranta e più tardi è entrata nel linguaggio letterario e tecnico, ad indicare un interesse più profondo e più maturo. La produzione italiana rimane a lungo rivolta ai “piccoli” con Topolino (ed. Nerbini, poi Mondadori), Audace (SAEV), L’Avventuroso e Giungla (entrambi Nerbini). Solo sul finire degli anni Trenta, appare il fumetto avventuroso che risente della cultura dell’epoca: fascista e nazionalista. Disegnatori famosi sono Albertarelli e i fratelli Cossio. Dall’ America arrivano nuovi personaggi, supereroi che riflettono proiezioni e deviazioni fantastiche e violente delle frustrazioni e nevrosi dell’uomo medio americano: Superman (in Italia detto anche Nembo Kid), Batman, Wonder Woman e Captain America.

 

“Strisce” di vita americana

 

[filefield-onlyname-original]Dopo la Seconda Guerra Mondiale, i personaggi dei fumetti americani diventano portatori diretti o indiretti dell’American Way of life: eroi, violenti ed esplicitamente anticomunisti. Anche la Francia porta eroi positivi per la gioventù: Lucky Luke e Asterix creati da R. Goscinny. A livello mondiale rinasce il fumetto non realistico e di consumo, ma psicologico, satirico, critico e poetico. Esempi sono: il fannullone “cockeney” Andy Capp, dissacratore di ogni valore borghese e per il fumetto argentino Mafalda (1963, di Quino). L’italia, dopo gli abili americanismi giovanili del gruppo dell’Asso di Picche, nell’immediato dopoguerra, da cui escono Hugo Pratt e un eccellente grafico come D. Battaglia, produce le barocche e straripanti fantasie grafiche di Benito Jacovitti e il personaggio western di Tex Willer di Gianluigi Bonelli, fino a giungere ad un livello internazionale con l’impegno intellettuale di Guido Crepax (Neutron, Valentina) e l’impegno satirico di Lunari (Girighiz) e di Bonvi (Sturmtruppen). Dopo il 1968, nel nostro Paese, prendono ampio sviluppo lo “strip” e il “cartoon” satirico-politico, con Chiappori, Calligaro, Altan, Forattini e moltri altri, di spirito quasi sempre altamente corrosivo. Nella seconda metà degli anni Settanta, il fumetto compie ovunque un notevole salto di qualità grafica contenutistica ed espressiva: il comics, sia satirico sia avventuroso, sia fantastico sia realistico, assimila le nuove mode culturali e le rilancia con la sua tipicità espressiva. Un ritorno alla realtà, con taglio crudo e senza enfasi, si ha in Italia con il fumetto poliziesco e con quello di guerra. Ma, negli anni 80, a spopolare è il genere horror. Il vero caso fumettistico italiano, di questo periodo, è stato Dylan Dog, testi di Sclavi e disegno di Ugolino Cossu.
Il fumetto degli anni Novanta vede l’invasione in Occidente dei Manga, vale a dire dei fumetti giapponesi. Due i tipi principali: quelli erotici, di un erotismo metropolitano ed adolescenziale; e quelli dedicati ai supereroi, sia del passato (samurai, adepti di arti marziali segrete), sia del futuro.

 

“Bang bang” sul fumetto

 

Ma i nostri eroi, oggi, non se la passano troppo bene. Videogiochi, internet e tivù hanno colpito duramente questo tradizionale passatempo, che oggi sembra riservato ad un vero e proprio pubblico di cultori. Non c’è ricambio per i cinquant’enni affezionati a Tex o per quei trentenni, in genere amanti del cinema e della musica classica, attratti dai cartoon.
I giovanissimi sono lontani dalla lettura, e le mode dei Manga e dei supereroi durano un soffio. Si chiedono e ricercano nuove idee in grado di adeguarsi ad un mercato diventato un po’ troppo pigro. E allora, libero sfogo alla fantasia, per salvare un genere che merita di essere recuperato.

 

 

Fonte: Tutto Tabacco