Dieci racconti scritti a quattro mani da Enrico Remmert e Luca Ragagnin
Tanti sono i libri monografici che elogiano questo e quello, specializzati
sul caffè o sul tè, sulla pasta o sul cioccolato, ma nessuno era mai stato interamente dedicato al fumo, vuoi di sigaretta, vuoi di pipa, di sigaro, da fiuto e da masticazione. Ci hanno pensato due giovani autori, Enrico Remmert e Luca Ragagnin. I due scrittori non sono nuovi ad “illustrar vizi”: dopo aver “dissertato” di alcol e amore (con “Elogio della sbronza consapevole” e “Elogio dell’amore vizioso”) eccoli, con
“Smokiana”, a “provocare” i sostenitori del “politicamente corretto” con un’apologia del fumo descritto come un puro piacere dal quale è difficile volutamente astrarsi.
“Smokiana” è una immaginaria sala d’aspetto dove il lettore incontrerà personaggi e autori di tutti i tempi, da Vladimir Majakovskij a Giovanni Verga, da Gabriele D’Annunzio a Curzio Malaparte, da Cesare Pavese, a Primo Levi, da Charles Baudelaire, a Tolkien, e ancora Groucho Marx, Robert Louis Stevenson, Arthur Conana Doyle (ma ce ne sono tantissimi), tutti a discettare delle volute azzurrognole del fumo: “Una sala d’attesa che non è lo scomodo luogo interlocutorio della sospensione, ma il posto infinito degli incontri e dell’interlocuzione”.
Diviso in dieci paragrafi (“Sigaro qui sigaro là”, “La pipa di Magritte”, ”La sigaretta”, “Tabacchi da meditazione”, “Fumi e bicchieri”, “La filosofia del Fumoir”, “Altri Tabacchi”, “Canne al vento e Narghilè”, “Cenere sul Pentagramma”, “Drogheria Calliope”) il volume racconta il fumo delle sigarette certo, ma anche quello delle pipe, dei sigari, delle foglie e degli sterpi fumati in tempo di guerra.
Compagno di momenti di lavoro, di riflessione, a volte di solitudine, ma anche di gioia e di riposo, il fumo di cui leggiamo nel libro di Remmert e Ragagnin è raccolto in citazioni di poeti e scrittori come Stephane Mallarmè (“Ieri sognando una lunga serata di lavoro, quel bel lavoro d’inverno, ho trovato la mia pipa. Ho buttato via le sigarette e con esse tutte le gioie infantili dell’estate, la memoria di foglie azzurrine illuminate dal sole, di abiti leggeri e ho ripreso la mia pipa severa, da uomo serio che vuole fumare senza distrazioni, per lavorare meglio”), o protagonista di aneddoti esilaranti. Come il sigaro di Sir Winston Churchill, testimone di uno scambio di battute da manuale tra lo statista inglese e la deputata laburista Braddock (“…Winston Churchill… si appoggiò al bancone del bar della Camera dei Comuni. Era visibilmente sbronzo… Entrò la deputata laburista Bessie Braddok che notoriamente lo detestava, ricambiata. Churchill fece un’insolente riverenza e lei lo apostrofò, gelida: “Churchill, lei è ubriaco”. Lui la squadrò dalla testa ai piedi e rispose, altrettanto gelido: “Signora, lei è brutta. Ma io domani sarò sobrio…”) .
Altrettanto simpatica, la testimonianza che lo scrittore statunitense Kurt Vonnegut lascia con un dialogo letterario:
”Fumo sigarette senza filtro da quando avevo dodici, quattordici anni. Ho intenzione di fare causa alla casa produttrice. Sai perché?”.
“Cancro ai polmoni?”.
“Macchè. Perché ho ottantatrè anni. Bastardi millantatori! Sul pacchetto promettevano di uccidermi. Ma le loro sigarette non funzionano. E ora sono obbligato a sopportare leader con nomi tipo Bush e Dick”.
E poi, la musica. Nel capitolo “Cenere sul Pentagramma” Enrico Remmert e Luca Ragagnin si sono divertiti a citare canzoni di autori dove si racconta di fumo e “bionde”. Tra le tante di cantanti italiani e stranieri, le “Innocenti Evasioni” di Lucio Battisti (“..sorrido intanto che fumo..”), e il più scanzonato “Sabato Italiano” di Sergio Caputo (“…Ma perché non vai dal medico? Ma che ci vado a fare, non voglio mica smettere di bere e di fumare…”).
Insomma un libro simpatico, divertente e ironico da leggere, naturalmente, in compagnia di una sigaretta…
Fonte: Tutto Tabacco