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In un gruppo per fumatori di pipa di Facebook, che frequento giornalmente, tempo fa si era iscritto un ragazzo che si chiama Carlo Volpe, che ha stupito molti di noi per la sua rapida ascesa nel mondo del pipemaking.
Carlo, come molti prima di lui, è entrato in questo mondo prima per curiosità, poi ha approfondito la cosa per passione in modo serio e professionale ma sempre con grande piacere per quello che realizzava con la radica.
Nel mondo del commercio non è passato inosservato e alcune tabaccherie hanno cominciato a vendere i suoi lavori.
A me personalmente piacciono molto le sue pipe perché vedo una certa cura nei dettagli che fanno la differenza.
Gli ho chiesto la disponibilità per una intervista perché mi sembra lo strumento migliore per far conoscere gli artigiani della pipa a tutti voi che leggete GustoTabacco.
Buona lettura…

La prima domanda è sempre la più banale ma è per capire l’inizio di tutto… come e perché hai iniziato a far pipe?
Beh, per quanto possa essere banale, ogni bella storia inizia con “C’era una volta”, non vedo perché questa debba differire! La prima passione che ho sviluppato, sin da bambino, è stata proprio la lavorazione del legno; poi crescendo ho iniziato a nutrire interesse per il fumo lento, fino a quando, a 16 anni, ho comprato la mia prima pipa.
Il pipemaking è stata la naturale fusione di queste due passioni: era l’estate del 2006, in ferie a Bari, la mia città natale, e durante una fumatina pomeridiana con mio fratello Marco, parlando del più e del meno, mi chiese: “ma tu saresti in grado di realizzare una pipa?”.
Quella domanda fu la scintilla! Così acquistai un abbozzo preforato ed iniziai così a “grattare radica”.
Subito dopo acquistai della radica da Manno, da cui ancora oggi mi fornisco, e provai a fare tutto da me. Non occorre dire che i primi tentativi furono disastrosi…però non mi persi d’animo e perseverai.
Dopo circa un anno, a causa di impegni lavorativi, dovetti mettere da parte questa nuova passione, che però non poteva certamente rimanere a lungo assopita.
Lo scorso anno conobbi gli amici del Brixia Cigar Club, immediatamente dopo il gruppo “Amanti della Pipa” su Facebook ed il forum “Accademia Del Fumo Lento”, così, sempre da autodidatta, ripresi in mano la radica, ma con in più la possibilità di studiare su internet.
Verso Dicembre, a seguito di una discussione su Facebook, mi fu suggerito di frequentare un corso con Bertram Safferling nel suo Atelier di Egna, e ringrazio ancora Angelo Fassi per aver confermato la bontà del consiglio.
Da quel momento ho dedicato ogni momento libero che avevo al pipemaking.

Il tuo percorso didattico inizia con Bertram Safferling nella sua bottega, raccontaci come è stato il suo corso e qualche aneddoto.
In una parola solamente direi: Fantastico!
Desidero ringraziare di cuore Bertram: è una persona assolutamente magnifica! E’ di una disponibilità e di una gentilezza fuori dal comune, il tutto contornato da un sorriso davvero contagioso! E’ una di quelle rarissime persone che riescono realmente a trasmettere buon umore.
Venendo invece alla parte più squisitamente tecnica del workshop, Bertram mi ha dato la possibilità di scoprire tecniche che nemmeno in 10 anni di attività da autodidatta avrei mai potuto immaginare, e consiglierei il suo corso a chiunque voglia scoprire qualcosa in più sul pipemaking: in rete si possono leggere tecniche di ogni genere, ma un conto è leggere, tutt’altro è vedere e provare con mano, con la possibilità di confrontarsi in tempo reale con chi ti sta insegnando (per questo vorrei ulteriormente ringraziare Bertram, perché durante il corso l’ho letteralmente tempestato di domande di ogni tipo).
Ovviamente questo splendido corso serve per mostrare la via, ma la strada è da percorrere autonomamente: durante il corso Bertram mi ha mostrato e fatto provare attrezzi e tecniche, ma tornato a casa ho dovuto necessariamente lavorare su ciò che avevo visto e provato, perché inevitabilmente ognuno ha il proprio modo di fare le cose, e le tecniche, così come gli attrezzi, poi vanno personalizzati.

Sono sempre più convinto che se non fosse per hobbisti come te e molti altri il mondo dell’artigianato della pipa rischia di morire. Se non fossimo spinti dalla passione iniziale per questo semplice oggetto non ci sarebbe sviluppo e futuro. Cosa consigli a chi magari ha paura delle critiche e magari vorrebbe iniziare a sgrossare la sua prima placca di radica?
Io vedo in rete tantissimi artigiani, chi con esperienza pluriennale, chi alle prime armi.
Onestamente il termine hobbista non mi è mai piaciuto: personalmente credo sia una pessima inquadratura che dà l’impressione di sminuire il lavoro altrui.
Il realizzare una pipa o un qualunque altro prodotto, che sia per hobby o come attività, che sia essa principale o secondaria, non deve snaturare ciò che si realizza con passione, ossia dell’artigianato.
Ovviamente questo non vuole dire che tutti coloro che si dedicano, seppur con passione, all’artigianato siano poi dei Maestri Artigiani: per questo ci vuole indiscutibilmente talento e un mare di esperienza.
Per chi vorrebbe provare e cimentarsi in questa bellissima attività, dico solamente: prova!
Nessuno pretenderà mai un’opera prima perfetta e meravigliosa, tantomeno le successive, quindi prendi un buon preforato e divertiti.

Quindi non è necessario avere un certo tipo di attrezzatura per fare bene le pipe? Con cosa bisogna necessariamente cominciare?
Non è necessario avere attrezzature particolari per iniziare a divertirsi: partendo da un preforato, con già il bocchino innestato bastano delle raspe, delle lime, abrasivi vari, un calibro ed il necessario per lucidare (dischi, paste e cera). Ma se già si vuole partire da una placca con un bocchino semilavorato da innestare, con le varie forature da fare, allora il discorso cambia, e non di poco.
Dipende tutto da quello che sono le intenzioni di chi si cimenta nel pipemaking: se si vuole semplicemente divertirsi ed avere il gusto di fumare una pipa autocostruita, non occorre lanciarsi in spese folli (ovviamente in funzione delle proprie capacità economiche); me se con il tempo si inizia ad ambire a qualcosa in più, non si può prescindere dall’attrezzarsi adeguatamente, studiare ed impegnarsi seriamente, perché costruire una pipa come si deve non è propriamente fare due buchi alla meglio in un pezzo di legno ed infilarci un qualcosa per tenerla tra i denti.

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Parliamo di critiche… in qualsiasi settore e tipologia di attività o hobby ci saranno sempre chi fa commenti costruttivi e denigratori. Bisogna ascoltare tutti o bisogna anche affrontare certe provocazioni?
Qui il discorso diventa molto complesso, perché entrano in gioco diversi fattori.
Fondamentalmente dividerei il tutto i 3 macro categorie:

  • Le critiche e le osservazioni, che quando sono costruttive e sono chiare, sono assolutamente utili e sono indispensabili per la propria crescita: quando ti consigliano di rivedere le proporzioni di uno shape in un verso piuttosto che in un altro, o di sfinare meglio il bocchino, o di curare meglio il dente o il passaggio testa/cannello, o qualunque altra cosa simile, occorre far tesoro di quello che ti viene detto perché ti permetterà di fare meglio la volta successiva.
  • I commenti, positivi o negativi che siano, sono utili al fine di trovare le motivazioni per migliorarsi, per riprovarci e perché no, anche per pura soddisfazione personale.
  • Infine esistono quelle frasi inutili, mascherate da consigli o da pareri altisonanti, che non danno nulla al destinatario, sono utili semplicemente per dare l’impressione di avere senso critico. Vi racconto una vicenda personale: nella lunga lista di frasi inutili, una volta mi fu detto “questa pipa non canta”. Ora, se fosse realmente stata una critica costruttiva, come avrei dovuto tradurre questa frase: che avrei dovuto disegnare la pipa su uno spartito?

In questi casi, ho imparato a mie spese che è inutile discutere ed alterarsi con certi soggetti, il cui unico scopo è solo quello di divertirsi alle spalle altrui o di elevarsi a guru forti di una vasta conoscenza nozionistica o storica del mondo della pipa; è decisamente meglio lasciar perdere e proseguire sulla propria strada, facendo affidamento sulle altre due macro categorie, anche se non sempre è facile da fare, soprattutto se, come nel mio caso, si è molto sanguigni.

Cosa ti ha aiutato maggiormente a credere in quello che facevi e soprattutto che eri, che sei, nella strada giusta nel realizzare belle e funzionali pipe?
Come dicevo prima, per credere in ciò che fai, servono dei commenti positivi ed incoraggiamenti, e sono indispensabili per trovare le giuste motivazioni per fare meglio, tuttavia non sono sufficienti per capire se stai realmente percorrendo la giusta strada.
La prima cosa che assolutamente ti serve per migliorare è l’autocritica: può sembrare una cosa banale e da poco, ma è veramente difficile riuscire a guardare un proprio lavoro ed ammetterne i difetti, al fine di correggere il tiro nella volta successiva.
Poi servono i feedback di chi ha ricevuto una tua pipa e la usa, anche quotidianamente, e che quindi può giudicare il tuo operato sulla base della realtà e non di immagini virtuali.
Nel mio caso specifico, i feedback più utili ed importanti li ho avuti da professionisti del settore e da altri pipemaker, alcuni dei quali di comprovata esperienza.

pipe_volpe_squat_tomatoCos’è secondo te una bella pipa? A cosa ti ispiri?
Vedo che ti piace fare domande difficili!!!
Personalmente distinguerei la bella pipa e la buona pipa, e non necessariamente le due cose combaciano.
A prescindere dallo shape, dal colore o dalla finitura, in primo luogo io cerco di realizzare la buona pipa, che sia costruita tecnicamente bene, con materiali di prima qualità, perché il principale scopo di una pipa è fumare bene. Ovviamente cerco, nei limiti della mia esperienza e capacità, anche di fare la bella pipa, perché è vero il detto: “si mangia anche con gli occhi”.
Io sono innamorato dei classici, adoro la pipa in stile inglese e quindi buona parte del mio studio è basato su Dunhill. Detto ciò rimango affascinato, quindi osservo e studio sempre con molto interesse, dai lavori dei grandi Maestri Italiani come Becker, Rimensi, Tombari, Gilli, oppure degli esteri come Eltang, Davis…mi fermo perché la lista sarebbe molto, ma molto più lunga.
Per concludere, una bella pipa è quella che cattura il tuo sguardo, che vorresti provare a tenere tra le mani, e che vorresti caricare con una bella manciata di Virginia per dedicare al totale relax un po’ di tempo, cosa rarissima ai giorni nostri.

Dove ti procuri la radica? Fai stagionare ulteriormente il legno dopo l’acquisto?
Occorre premettere che la qualità della radica utilizzata, e per qualità non intendo la venatura, ma la zona di raccolta ed il trattamento successivo in segheria (taglio, bollitura, stagionatura), è basilare per realizzare la buona pipa.
Io acquisto la radica esclusivamente da Manno, in Toscana, a Casal di Pari (GR). Due volte l’anno faccio un giro da quelle parti per scegliere personalmente e con tutta calma le placche e gli abbozzi di radica, anche perché, considerando la mia limitata capacità produttiva, preferisco lavorare solamente con la migliore materia prima possibile, ed in virtù di ciò, mi fido ciecamente di Girolamo, il responsabile della segheria.
Girolamo è un segantino con un esperienza enorme, che fornisce praticamente mezzo mondo, e per me è sinonimo di garanzia, inoltre ogni volta che vado è un vero piacere ritrovarlo.
Tornato a casa posiziono le placche e gli abbozzi su di una scaffalatura in legno, divisi per forma (placca o abbozzo), dimensione, tipo di venatura (fiamma o cross-grain), e lì resteranno per almeno altri 6 mesi, per far questo ho dovuto affrontare qualche tempo fa un grosso investimento in radica che mi garantisse una rotazione sufficiente.
Capita a volte che prenda anche qualche placca di corbezzolo, che si fa sabbiare che è una meraviglia.

Hai mai pensato a fare un percorso per innovare lo shape della pipa o preferisci rimanere con la realizzazione delle forme classiche?
L’innovazione è sempre il frutto dell’esperienza e della tradizione, e nel mio caso specifico ho ancora tantissima strada da fare prima di poter avere anche la minima velleità di innovazione. Per il momento preferisco dedicarmi agli shape classici, con qualche parentesi free ogni tanto.
Lo shape classico è la migliore scuola possibile, perché non ammette errori, e non avendo grandi margini di manovra sei costretto a cercare la maggior precisione possibile, ed io tendo ad essere molto pignolo a riguardo.
La mia idea attuale di percorso è fare quanta più esperienza possibile sugli shape classici, al punto tale che un giorno, osservando una mia pipa, si possa chiaramente riconoscere che è stata realizzata da me senza dover guardare loghi o punzonature.

Secondo te cosa è utile e cosa non lo è in Italia in questo momento per la crescita del mondo della pipa?
Onestamente non saprei risponderti, perché l’unico ostacolo che mi viene in mente è che siamo invasi da una serie di luoghi comuni che lasciano davvero il tempo che trovano, del tipo: “la pipa è da vecchi” e similari. Volendo fare un ragionamento più ampio, penso che il grosso del problema, se così si può dire, è che fumare la pipa non è una cosa così semplice da imparare se non hai una guida: da autodidatta corri il serio rischio di mollare tutto perché non riesci a fumare con soddisfazione. Fortunatamente al giorno d’oggi in rete si riesce a reperire qualunque tipo di informazione, e spesso e volentieri si riescono a creare gruppi, virtuali e non, con cui condividere le proprie esperienze e da cui trarre insegnamento.

bulldog_volpeI tuoi ultimi successi? Parlaci delle tabaccherie che ti chiedono le tue pipe.
La tua intervista è già un successo! Ed ogni volta che un fumatore mi scrive entusiasta di una mia pipa è un successo.
Il mio primo grande successo, però, è stato l’ingresso presso la Tabaccheria Sansone a Roma: fui contattato da Giuseppe Balzano e Gianluca Sansone, che seguivano da tempi i miei lavori, e sono stati i primi professionisti del settore che hanno voluto investire e credere in me, così dopo molte lunghe e piacevoli conversazioni, dopo aver provato personalmente 2 mie pipe, abbiamo concordato insieme una prima fornitura. Sono estremamente contento della loro fiducia nei miei confronti, e quando li ho conosciuti personalmente non ho potuto fare a meno di constatare che sono dei veri professionisti, estremamente competenti ed esigenti, e questa è un’ottima cosa.
Qualche tempo dopo fui contattato da Sybarite Pipe, a Barcellona, e proprio settimana scorsa ho inviato loro una piccola prima fornitura. Non posso nascondere che l’emozione di entrare in una così grande ed importante vetrina è enorme, soprattutto in considerazione della loro esperienza e degli artigiani che rappresentano: è il riconoscimento dell’impegno profuso in questa passione. In questo momento hanno già ricevuto le pipe e ne abbiamo già discusso insieme, sono semplicemente in trepida attesa di vedere esposti i miei lavori e di leggere la presentazione che faranno.

In cosa vorresti migliorare nel tuo lavoro e quali ambizioni hai?
E’ difficile descrivere cosa vorrei migliorare, perché non si parla di un qualcosa di misurabile.
Come dicevo precedentemente, il mio desiderio è che si riesca a riconoscere immediatamente la mia mano nelle pipe che realizzo, ma sul come fare, onestamente al momento non ne ho la più pallida idea, posso solo immaginare che sarà una cosa che verrà nel tempo e con l’esperienza.
Per quanto riguarda le mie ambizioni, al momento ne ho solamente una: mi piacerebbe trasformare questa mia passione nel mio lavoro, e poter quindi dedicare molto più tempo al pipemaking. Da canto mio sto cercando di fare del mio meglio, per quel che mi riserverà il futuro, posso solo attendere e scoprirlo!

Quindi cosa ti manca per far diventare questa passione un lavoro? Che obiettivi dovresti raggiungere? Saresti disposto a cambiare lavoro per fare l’artigiano?
Questa tua ultima domanda me la pongo in continuazione, e le risposte non sono per nulla semplici. Immagino che in primo luogo, ho bisogno di fare ancora molta esperienza, inoltre per affermarsi in un mercato come quello della pipa serve tempo, affinché il proprio lavoro possa essere riconosciuto ed apprezzato.
Il mio obiettivo è quello di riuscire ad aumentare la mia capacità produttiva, senza però sacrificare la qualità e l’artigianalità di ogni singolo pezzo, quindi continuare a realizzare pipe partendo esclusivamente da placche o abbozzi, tutte esclusivamente con bocchini hand-cut da barra.
Per fare questo devo riuscire ad affinare le mie tecniche ed accumulare più esperienza possibile, in modo tale da unire precisione e velocità in un unico gesto, e so già che questa è un’abilità che si ottiene solamente con un mare di pratica.
Certamente sarei disposto a cambiare lavoro per dedicarmi completamente all’artigianato, ma ragionevolmente è un passo per cui serve molto coraggio, e non va fatto alla leggera, di questi occorre tenere ben saldi i piedi per terra, onde evitare che un sogno possa trasformarsi in un incubo.

Un saluto ai nostri lettori…
Beh, non posso che augurare a tutti quanti, che siano fumatori di pipa o di sigaro, che si stia fumando del Virginia o una EM, che sia un bel Tosco oppure un Puros, buone fumate!

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Volete vedere le fasi di realizzazione di una pipa di Carlo?
Guardate la gallery dettagliata di questa Bulldog!