Abbiamo contattato Luigi Ferri, fine conoscitore del mondo del tabacco, per chiedergli un commento riguardo ai provvedimenti messi in campo dalla FDA (Food & Drug Administration) che pongono ulteriori limitazioni alla commercializzazione dei prodotti del tabacco negli Stati Uniti e una serie di obblighi di certificazione. Questa normativa ha messo in allarme gli appassionati di sigari di tutto il mondo, giacché il mercato statunitense è il più influente a livello globale.
Riportiamo la sua risposta.
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In effetti, questa nuova normativa della FDA sembra modificare non lievemente l’assetto del mercato statunitense. Per gli americani, finora abituati a un mercato in genere più libero nella distribuzione di quello europeo, questi provvedimenti, che si susseguono da vari anni, sempre più “limitazionisti”, come dico io (eufemismo per proibizionisti), rappresentano una “novità” scomoda con cui fare i conti.
In realtà, in questo ultimo provvedimento mi sembra di cogliere gli stessi aspetti già presenti anche nella più recente normativa della Comunità Europea che sembrano come “uniformare” sempre più la battaglia di certi settori dell’opinione pubblica contro i prodotti da fumo, senza distinguere (come dovrebbe essere fatto) tra sigarette e altri prodotti che hanno ben altro utilizzo e ben altra funzione socio-culturale!
Al momento, comunque, sospenderei il giudizio definitivo sulla nuova situazione del mercato americano. Il provvedimento della FDA infatti non è conclusivo, perché ci sono 75 giorni (dal 24 aprile) per raccogliere tutte le eventuali “controproposte” pubbliche o private. Poi credo che dovranno essere emesse altre norme di applicazione e specificazione più dettagliate del provvedimento, che (spero) possano contenere distinzioni importanti nelle procedure di approvazione (per esempio tra sigarette e altri prodotti “naturali”).
Certo, al momento, nell’ambito generale di questa vicenda, al di là dell’ennesimo giro di vite sul consumo di tabacco, emergono due scenari potenzialmente molto preoccupanti: una possibile crisi del più grande mercato mondiale del sigaro premium e le difficoltà e i costi onerosi che potrebbero incontrare i medio-piccoli produttori se dovessero essere costretti a lunghe attese prima delle approvazioni e a “certificare” i loro prodotti, secondo le nuove normative.
Concludendo, in linea di massima credo sia prudente aspettare, tenendo comunque monitorata l’evoluzione della situazione.
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Insomma, non ci resta che attendere, sperando per il meglio.