lorax

Lorax. Il Guardiano della Foresta. Un film da proporre ai bambini e agli adulti. C’è sostanza! 

 

Poteva essere una cosetta per bimbi, o la solita pellicola melensa, corretta politicamente, indirizzata dagli ormai ovvi canoni di denuncia della desertificazione e mancata attenzione all’ambiente. Poteva. E invece in questo film d’animazione c’è molto di più. Una frase di Lorax inquadra e spiega la storia.

 

Il buffo e baffuto Guardiano della Foresta la pronuncia sul finire della pellicola. Guardando, triste, colui che, per sete di danaro ha contribuito a sterminare piante e fiore, gli chiede: “Hai riempito ora il tuo vuoto interiore?”. Come dire: Adesso che hai spazzato via ogni cosa, che hai costretto gli animali a fuggire e morire, che hai reso nulla una terra un tempo prosperosa, adesso hai colmato quel travaglio profondo che ti ha spinto a compiere l’opera vandalica, sei più contento ora, era questo che volevi sul serio?”

Sicuramente il dr Seuss, da cui trae spunto il film, avrà letto Albert Camus. L’autore francese scrisse: “Ora so. Questo mondo così come è fatto non è sopportabile. Ho dunque bisogno della luna, o della felicità, o dell’immortalità. Insomma, di qualcosa che sia forse insensato, ma che non sia di questo mondo”. L’uomo chiede sempre di più. E questo “di più” oggi lo intravede nel danaro, nel potere, nel successo. A scapito di ogni altra cosa: ambiente, amicizie, amori. Ma siamo sicuri che poi il cuore sia felice?

Sicuramente Lorax riecheggia Camus. E’ spericolato affermarlo in un film apparentemente per bambini, ma ce l’abbiamo trovato.

La storia è semplice. Un giovane fa successo con una fibra vegetale. E per ottenere il massimo guadagno abbatte un’intera foresta. Ma c’è sempre qualcuno più rapace di lui. Qualcuno che, dinanzi alla sparizione degli alberi e dell’aria, costruisce una città di plastica, dove tutto è artificioso e dove la possibilità di respirare viene venduta a costi altissimi. Sino a quando due giovani innamorati s’intestardiscono a voler vedere un albero, un albero vero, mai incontrato in quel mondo menzognero. Inizia così, la sfida contro il padrone della città e dei cervelli. Un’avventura vissuta da una compagnia che potrebbe riecheggiare quella dell’anello Tolkieniano, comunque il valore dell’amicizia. E l’ultimo seme di albero viene alla fine scovato, preso in custodia, portato di soppiatto e con mille peripezie e pericoli nella città di plastica. Così la foresta potrà rinascere. E la gente torna contenta dei colori veri ritrovati e di una solida realtà.  Perché in ogni uomo, in ogni anima c’è sempre inscritto quel principio primordiale di bellezza, verità e giustizia. Basta solo bucare la cortina di menzogne. E chiedersi, con cosa valga la pena di riempire il vuoto interiore.

Una pellicola che le scuole elementari e medie dovrebbero proporre agli studenti. E che anche gli adulti dovrebbero guardare con attenzione. Le fiabe insegnano. Ancora.