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“Le briciole della storia”:
quando una scatola di fiammiferi diventa arte

[filefield-onlyname-original]Un’infelice Francesca, tratta dalle illustrazioni per la Divina Commedia di Doré, trasportata dalla bufera infernale, una pudica e compita Lucia Mondella, la caricatura scanzonata di una irrequieta Violetta che, a furia di scolare calici, crolla ubriaca sul palcoscenico, un coraggioso e patriottico Garibaldi: piccole opere d’arte, preziose miniature, che fanno parte della straordinaria raccolta di ben 60.000 scatole di fiammiferi di produzione ottocentesca e dei primi decenni del ‘900 di Renato Bittoni. Questa singolare collezione è presentata per campionature e a temi nella rassegna “Le briciole della storia”, in esposizione nella galleria “La Soffitta” di Sesto Fiorentino (Firenze). Un titolo, quello della mostra, che intende sottolineare il recupero della dignità artistica dell’esercizio dell’illustrazione e dei suoi “figurinai”, in grado di restituire, grazie alle loro immagini colorate, il sapore del passato e il gusto del tempo.

Storia, letteratura, musica, satira raccontate “in serie” nelle scatole dei fiammiferi

 

Benché risulti assai complessa la mappatura delle fabbriche di fiammiferi attive nel XIX secolo, si può tranquillamente affermare che si trattasse di una industria particolarmente fiorente che produceva dal casalingo fiammifero di legno, ai cerini, ai “controvento”. Di conseguenza, altrettanto agguerrita era la concorrenza tra i diversi produttori, e fu proprio puntando su quello che oggi, con un termine molto in uso, definiremmo “packaging”, che le varie aziende mirarono a conquistarsi il maggior numero di clienti possibile: l’idea di una confezione più piacevole e accattivante fece sì che il periodo compreso tra gli anni Settanta e la fine dell’Ottocento immettessero nel commercio scatole, la fantasia dei cui disegni ed immagini visse il suo periodo di massimo fulgore. [filefield-onlyname-original]Educazione popolare, satira, evasione: è ciò che si può “leggere” nei piccoli quadri esposti nella mostra fiorentina. Non si può negare che l’industria del fiammifero abbia svolto nel tempo una capillare azione di educazione sociale a favore degli strati popolari meno alfabetizzati, divulgando pillole di cultura letteraria, musicale e storica. Sequenze figurative sono state dedicate alle opere più grandi, dalla Divina Commedia di Dante all’Orlando Furioso di Ludovico Ariosto, dalla Gerusalemme Liberata di Torquato Tasso. Per non parlare del romanzo storico e della letteratura popolare, con le serie ispirate a I Promessi Sposi di Manzoni o alla Beatrice Cenci di Guerrazzi, e ancora, al Don Chisciotte di Cervantes o a I viaggi straordinari di Saturnino Farandola di Robida. Un’attenzione particolare venne riservata anche alla musica, e fu in particolare il melodramma più vicino al sentimento popolare ad imporre il nome di Giuseppe Verdi all’attenzione non soltanto di coloro che facevano dell’espressione musicale un vessillo, ma anche degli stessi “figurinai”, che tradussero in serie da sei o dodici immagini, le azioni sceniche più vivaci della Traviata, del Falstaff e del Trovatore. E ancora, la storia, con i grandi avvenimenti che avevano fatto l’Italia, ossia gli eventi gloriosi o drammatici della seconda metà del secolo come l’epopea garibaldina o le guerre in Abissinia e in Libia. Ma le scatole di fiammiferi potevano attirare l’attenzione della loro eterogenea clientela anche con l’ironia beffarda su certe pochades scollacciate, sulla inaspettata emancipazione della donna e sui vizi della cosiddetta “buona società”. Particolarmente graffiante era la satira politica del momento, sebbene controllata e frenata da solerti censori, e diretto è il riferimento dei disegnatori ai modi caricaturali delle più irriverenti riviste dell’epoca. E infine, la bellezza femminile, da sempre immutata attrazione, raffigurata con tutti i suoi vezzi e i suoi imprevedibili atteggiamenti. Insomma, tante sorprese e tante curiosità aspettano il visitatore di questa singolare mostra che presenta, come la definisce il suo catalogo, la “festosa e caleidoscopica pinacoteca tascabile di Renato Bittoni”.

 

Fonte: TuttoTabacco