Dai Turchi Ottomani al Bruco di Alice nel Paese delle meraviglie
Chiunque di noi abbia viaggiato in un Paese arabo ne ha visti in quantità, se non anche sperimentati, e chi ha memoria delle favole della propria infanzia magari ricorda il personaggio di Brucaliffo(“The Caterpillar” il nome originale), il bruco di colore blu alto tre pollici di “Alice nel paese delle meraviglie”, che seduto su un fungo, fuma schivo e suscettibile l’originale “strumento”, dimostrandosi assai infastidito dalla curiosità di Alice. Nel mondo fantastico creato da Lewis Carroll, Brucaliffo si sta fumando il narghilè (dal persiano nârgil), o “shisha”, (termine d’origine turca che significa “bottiglia” e, in persiano “vetro”), la composita pipa ad acqua le cui origini per alcuni si ritrovano in Egitto, dove anticamente si componeva di una noce di cocco con delle canne di bambù come tubi, per altri in India dove era chiamato hookah. Sicuramente si diffuse nel mondo durante l’Impero Ottomano: furono appunto i Turchi ad attribuirgli il nome di narghilè e, poiché molto popolare tra le classi alte, a perfezionarlo nella sua forma caratteristica.
Complesso e a suo modo imponente, il narghilè si compone di cinque pezzi diversi: la ciotola (chiamata anche testa del narghilè), ossia il contenitore di solito in creta o marmo, ma anche ceramica o terracotta, dove viene messo il tabacco coperto da un foglio di alluminio forato prima di poggiare il carbone: il tubo di gomma flessibile, che permette di aspirare il fumo, nella cui parte finale si trova il bocchino (che può essere in plastica, legno o metallo): il “gruppo” di corpo, guarnizione e valvola, il primo, un tubo metallico innestato sulla guarnizione che serve a connetterlo con l’ampolla dov’é l’acqua, e che può avere uno o più fori, uno per il tubo e uno con valvola che serve a togliere il fumo dall’ampolla senza aspirarlo: l’ampolla per l’acqua (anche piedistallo), che serve a contenere l’acqua attraverso la quale passa il fumo prima di raggiungere il tubo di gomma ed essere aspirato: infine il piatto, che si trova sotto la ciotola e serve per appoggiare i carboni spenti. Ma come si fuma uno “shisha”?
Generalmente si copre la ciotola con un foglio di alluminio dove viene posto un carboncino: aspirando, il carbone accende il tabacco, il fumo passa attraverso il tubo, arriva nell’acqua, riempie l’ampolla e viene infine aspirato tramite il tubo in gomma. I tabacchi per narghilè sono molto simili a quelli usati per la pipa tradizionali, ma speziati con del glucosio liquido (melassa). Il tabacco può essere aromatizzato (ne esistono alla mela, alla menta, alla banana, al limone, al cappuccino, al melone, alla liquirizia, alla pesca, alla fragola, all’arancia, alla vaniglia, al caffè, alla ciliegia, all’uva, al cocco) oppure naturale (cosiddetto tombeki). È anche possibile creare dei propri tabacchi a seconda dei gusti acquistando tabacchi da pipa, preferibilmente al gusto di frutta perché subiscono lavorazioni più lente e sono più grossi. Nei Paesi dove è tradizionalmente diffuso e popolare, fumare lo “shisha” simboleggia unione, amicizia e fratellanza: sarà per questa sua connotazione pacifica che non è più così insolito imbattersi anche nelle grandi città del mondo occidentale, dagli Stati Uniti all’Europa, in uno Shisha/Narghilè Bar o Hookah Lounge, locali piacevoli per arredamento e dall’atmosfera tranquilla e rilassante.