Lo scopo degli umidificatori è di ricreare il clima caraibico in cui i sigari sono fabbricati. Gli umidificatori professionali mantengono contemporaneamente umidità e temperatura, mentre quelli per i consumatori mantengono solo l’umidità, per questo devono essere collocati all’ombra, specie d’estate, nella parte più fresca della casa. D’inverno, vanno tenuti lontano dalle fonti di calore. Gli umidificatori devono avere base e coperchio perfettamente combacianti, ma, soprattutto, il coperchio deve essere pesante per assicurare bene la chiusura; all’interno deve esserci un dispositivo che assicuri l’umidificazione: di solito, c’è una spugna inserita in un contenitore di plastica bucherellato che sta attaccato con una calamita. La spugna, infatti, non deve assolutamente venire a contatto con i sigari, altrimenti, bagnandoli, li rovinerebbe irreparabilmente. L’igrometro (lo strumento per la misurazione dell’umidità), che in genere è sempre presente all’interno delle scatole umidificatici, andrebbe tarato con una certa regolarità, avvolgendolo in un panno bagnato e verificando che dopo un certo tempo arrivi ad un’umidità molto prossima al 100 %. L’umidità costante dovrebbe essere intorno al 70% (i Toscani, invece, possono essere benissimo conservati al 65 %), ma bisogna controllare spesso, perché l’umidificatore, anche se ben chiuso, non è mai a tenuta stagna, né deve esserlo, perché i sigari hanno bisogno di respirare: l’aria deve dunque circolare all’interno. Ovviamente, i sigari naturali non vanno messi insieme ai vanigliati, né insieme ai Toscani, che sono molto affumicati: i sigari, infatti, sono molto sensibili a caricarsi di altri odori.