Secondo le cronache, il tabacco fece la sua comparsa in Sicilia all’inizio del Seicento e furono fondate manifatture a Catania, Comiso, Messina, Milazzo e Palermo. Oltre alla lavorazione dei tabacchi provenienti dal Nuovo Mondo, si impiantarono anche diverse coltivazioni: a titolo esemplificativo, la varietà Spagnuolo di Comiso, adoperata per la produzione di tabacco da fiuto, si sviluppò a metà del Settecento, mentre alla fine dell’Ottocento, come in altre zone del Meridione, apparvero anche in Sicilia coltivazioni di tabacchi Orientali, segnatamente le varietà Erzegovina, Porsutcian, Perustitza,Plovdiv Ova, Samsun, Trapisum, Tsebelia, Xanthi e Zihna. Con la fondazione del Regno d’Italia, anche in Sicilia la tabacchicoltura fu però colpita dalle elevate accise e entrò in crisi, fino a scomparire.
Oggi, dopo più di 150 anni, un gruppo di imprenditori di Cerda (PA), guidati da Federico Marino, hanno avuto il coraggio di investire in questo settore, impiantando coltivazioni di Burley e Kentucky. Quest’anno, grazie al clima mite, il raccolto di tabacco greggio è stato soddisfacente e la produzione è stata interamente valutata, quotata e assorbita dal MOSI (Moderno Opificio del Sigaro Italiano), che ha appoggiato la Compagnia Sicilia Tabacco sin dalla fase progettuale.
Nonostante i tentativi di coinvolgere le istituzioni regionali, nessuno si è poi speso realmente in questo progetto e Marino ha deciso di fare da solo, assieme a un gruppetto di imprenditori: per ora si tratta di una piccola realtà produttiva, che impiega sette persone del luogo in un processo svolto completamente a mano, dalla coltivazione alla cura.
Il tabacco viene raccolto foglia per foglia: una volta cucite le filze, queste vengono appese e lasciate essiccare naturalmente per circa tre settimane. Per quanto concerne la cura a fuoco del Kentucky, la Compagnia lavora in sinergia con l’azienda agricola di Giancarlo Guzzo (http://www.tabaccokentucky.it), presso Albaredo d’Adige, un piccolo paese veneto, che provvede all’affumicatura. Guzzo, inoltre, ha aiutato con la sua competenza l’impresa dei coltivatori siciliani a muovere i suoi primi passi.
In fase di contrazione in tutta Italia, la tabacchicoltura può svolgere un ruolo importante per il recupero dei terreni agricoli abbandonati e in Sicilia le condizioni sono ottime per la coltivazione del tabacco. D’altro canto, però, questo genere di coltura necessita di moltissima acqua, il che può essere un problema in un territorio come quello siciliano, spesso soggetto a siccità. Infatti, l’impresa non ha ottenuto il permesso di utilizzare l’acqua comunale: nonostante a poca distanza si trovi la diga Rosamarina, i coltivatori sono stati costretti a predisporre un sistema idrico proprio, collegato con due piccoli invasi presenti nell’appezzamento di terreno.
Un’ulteriore dimostrazione di tenacia, che alla fine ha pagato.
Per la speranza è di incrementare la produttività già dal prossimo raccolto, ma il fine reale della Compagnia Sicilia Tabacco è quello di produrre in loco un sigaro interamente siciliano.
Nel frattempo, Federico Marino, titolare anche dell’Habanos Point di Palermo, è stato il primo siciliano a produrre un sigaro, interamente composto di tabacco nicaraguense, grazie alla sinergia con Claudio Sgroi, master blender della Mombacho Cigar: il Ferovigi.