La Jade Liqueurs è stata fondata nel 2000 da Ted A. Breaux: un ingegnere chimico francese che per ben vent’anni ha studiato l’assenzio, indagandone i misteri e ricostruendone le antiche ricette, col dichiarato obiettivo di ottenere un prodotto il più vicino possibile agli originali, banditi in Francia nel 1915. La lunga ricerca di Breaux ha coinvolto anche altri studiosi ed è sfociata in più di una pubblicazione di notevole rilevanza accademica, oltre ad aver conseguito il suo obiettivo: ricostruire gli assenzi della Belle Epoque.
Il punto di svolta del suo lavoro è stato il rinvenimento di una collezione di bottiglie di assenzio dell’epoca, perfettamente conservate: grazie a un complesso lavoro di ingegneria inversa e a pazienti ricerche bibliografiche, Breaux è alfine riuscito a ricostruire le ricette. Oggi come oggi, gli assenzi Jade sono senz’altro tra i migliori disponibili sul mercato.
I liquori vengono prodotti a partire da un’acquavite di Chenin Blanc, nella quale vengono infuse erbe coltivate in modo tradizionale dall’azienda stessa e non, come quasi sempre accade, acquistate presso terzi. Il semilavorato viene poi distillato negli alambicchi centenari della distilleria Combier a Saumur, costruiti in origine per la Pernod. Una volta ottenuto il distillato, viene infuso un secondo blend di erbe, che dona ulteriore complessità al liquore, oltre a consentire l’estrazione della clorofilla che gli conferisce il classico colore verde. L’assenzio così ottenuto viene poi lasciato riposare per tre anni, prima di essere imbottigliato: le bottiglie sono sigillate con tappi di sughero naturale e ceralacca, esattamente come si usava un secolo fa.
Tuttavia, in questo articolo non intendo parlare degli ottimi assenzi Jade, bensì di un altro liquore decisamente interessante, ancorché atipico.
Nel 2006, infatti, il nostro Ted Breaux ha inventato il “Perique”, un liquore ottenuto mediante infusione di vero tabacco della Louisiana. Così come per gli assenzi, la base è la medesima acquavite di Chenin Blanc, nella quale vengono fatte macerare foglie di tabacco Perique. Terminata l’infusione, il tutto è distillato negli alambicchi centenari di Combier, ridotto un poco di gradazione e arrotondato con una piccola quantità di caramello.
Come gran parte dei fumatori di pipa già sa, il tabacco di varietà Perique, originario di Saint James Parish in Louisiana, è uno dei più rari e pregiati in assoluto. All’arrivo dei francesi, questa varietà era già coltivata dalle tribù dei Chicksaw e dei Choctaw: tuttavia prende il nome dal coltivatore Pierre Chenet , il primo a sottoporre il tabacco a fermentazione pressurizzata nel 1824. A tutt’oggi, le piante vengono raccolte quando raggiungono un’altezza di circa 75 centimetri, parzialmente essiccate, arrotolate in mazzetti e pressate in barili di noce. Il tabacco viene mantenuto sotto pressione per circa un anno e periodicamente areato: alla fine del trattamento assume una colorazione quasi nera e un aroma fruttato caratteristico, vagamente acetato.
Il Perique, come il Latakia, è un cosiddetto “tabacco condimento” in quanto è decisamente troppo forte e pungente per essere fumato puro. La sua rarità deriva dal fatto che può essere coltivato solo in un’area molto ristretta, per motivi presumibilmente legati al terroir, ma tuttora misteriosi: circolano molti surrogati, ma il vero Perique è solo quello prodotto a Grande Pointe, in Louisiana.
A causa della rarità del tabacco, ma anche in considerazione della notevole particolarità di questo liquore, la produzione è piuttosto limitata: in Italia, è importato da Ghilardi Selezioni, cui va il mio plauso, come tutti i prodotti della Jade. Venduto in bottiglie da 50 cl, costa circa € 34 e ha una gradazione di 31°.
Il sapore di questo distillato è decisamente peculiare: ricorda piuttosto da vicino i grandi cognac, ma è complicato da spiccate note legnose e speziate, oltre a essere piuttosto dolce. L’aroma del Perique si sente, ma se pensate che possa anche solo ricordare quello delle miscele in commercio siete fuori strada: io ho avuto modo di maneggiare diverse volte il vero Perique in purezza ed è solo grazie a questa esperienza che posso collegarlo a questo liquore. In effetti, a crudo è caratterizzato da un forte aroma che definirei agrodolce e questa caratteristica viene esaltata dalla distillazione, oltre che dall’aggiunta di caramello. Il bouquet viene ulteriormente arricchito da sentori che mi ricordano cuoio e pellami vari e che, abbinandosi alle note legnose, evocano una sensazione di antico, trascorso e quasi irrimediabilmente perduto.
In conclusione, si tratta di un prodotto che consiglio a tutti, fumatori e non: un liquore da meditazione che non vi deluderà.
Suggerire un abbinamento con un tabacco da pipa, però, è decisamente arduo a causa del carattere peculiare e fortemente connotato di questo liquore: verrebbe naturale accompagnarlo a miscele con Perique, ma il rischio di sovrabbondanza aromatica è elevato.
Forse, l’abbinamento migliore è quello per contrasto, ovvero con un tabacco il cui aroma faccia da contraltare alla dolcezza, mai stucchevole, del distillato. In fin dei conti, l’accostamento che sinora mi ha più soddisfatto è quello al Samuel Gawith Black XX, il cui afrore ben ne bilancia la nota dolce.
Un accostamento ardito, senza dubbio, ma che consente di godere appieno del liquore e del tabacco.