Ne Il grande libro della pipa, Liebaert e Maya affermano che la Germania è il paese europeo che ha la più alta percentuale di fumatori di pipa pro capite. Non so se questo sia vero: cionondimeno, passeggiare per le vie di una qualsiasi città tedesca con la pipa in bocca non attrae gli sguardi dei curiosi, nè suscita l’ilarità dei bambini come invece spesso avviene alle nostre latitudini. Come se il popolo tedesco fosse più abituato a vedere aggirarsi quelle strane creature che siamo noi fumatori di pipa, avvolti da nubi profumate (o maleodoranti, dipende dai gusti) e spesso occupate ad armeggiare con pigino e scovolino.
La questione, invero, è misteriosa, perchè nel mio peregrinare in terra germanica mi è capitato rarissimamente di incrociare i fornelli con fumatori autoctoni: probabilmente, i pipatori d’oltralpe preferiscono il salotto alla pubblica via, complice anche il freddo dei loro inverni, o forse, più semplicemente, l’educazione di quel popolo impedisce persino ai bimbi di fissare con occhi sbarrati quel signore che tiene in bocca quel grosso, nel mio caso, pezzo di legno colorato che emette fumo. In realtà l’arcano viene svelato nel momento in cui ci si rende conto che in Germania, nonostante il grigio diluvio salutistico odierno, i fumatori non sono condannati alla pubblica gogna come da noi, bensì si costruiscono per loro sontuosi templi, eleganti e confortevoli, chiamati smoker’s lounge… Ogni hotel di livello ne ha una, i locali anche: una meravigliosa camera tappezzata e corredata di comode poltrone in cui ogni fumatore può dedicarsi al proprio vizio o alla propria arte, a seconda dei casi, liberamente e senza sentirsi ghettizzato, bensì quasi privilegiato. Accoccolati al caldo, al riparo dai rigori invernali, i fortunati fumatori germanici possono rilassarsi e conversare con gli altri avventori, dimenticandosi dell’appendino a cui hanno agganciato la giacca, visto che non devono inforcarla periodicamente per uscire a fumare all’addiaccio.
Se la Germania è un paese tollerante, Berlino è la città della libertà, una Mecca che i fumatori di tutta Europa dovrebbero visitare per comprendere cosa davvero significhi tutelare le libertà di tutti: dei non fumatori, che non sono costretti a respirare fumo in ogni dove, e dei fumatori, che hanno i loro spazi e non sono maltrattati come cani in Chiesa.
Fumare la pipa a Berlino, già solo per questo, è rilassante, ma la città possiede un’altra peculiarità che rende il fumare la pipa particolarmente appagante: l’aria pulita. Noi poveri fumatori di città abbiamo spesso un’idea vaga di che gusto abbia il tabacco puro in Italia, abituati come siamo a inalare anche benzene, monossido di carbonio e tanti altri aromatizzanti immessi in quantità nell’atmosfera dalle troppe autovetture che percorrono rumorosamente e le nostre strette vie, costruite all’epoca delle carrozze: Berlino, invece, essendo stata quasi rasa al suolo durante l’ultima guerra, è stata ricostruita a misura d’auto. I larghi viali (anche di otto corsie in pieno centro) fanno sì che gli idrocarburi non si accumulino come avviene in molte città italiane; i palazzi sono moderni, costruiti con criteri di risparmio energetico: tutto questo contribuisce a un minor inquinamento e il fumatore cittadino accorto non può non notare il gusto diverso del suo tabacco preferito. Il pipatore di campagna o di montagna, invece, potrà, in certe giornate ventose, sentire come una certa aria di casa, al netto del profumo di boschi e prati.
Già, ma in questo Eden tabagico che vado tratteggiando, com’è l’offerta di pipe e tabacchi? Per cominciare, in tutta la Germania l’offerta di tabacchi è nettamente più ampia che in Italia: si trovano molti più tabacchi a un minor prezzo e ogni tabaccaio specializzato può prodursi la propria linea di miscele. Cionondimeno, rispetto a Torino, gli esercizi specializzati in pipe sono numericamente meno: è vero, praticamente ogni rivenditore di tabacco ha almeno quattro o cinque tabacchi da pipa (immancabile il Clan…), ma per trovare negozi specializzati con un’offerta più ampia non è sufficiente passeggiare per le vie del centro, occorre documentarsi. Probabilmente, il fumatore italiano non potrà non incrociare la rivendita di pipe, sigari e tabacchi situata al sesto piano di KaDeWe, il grande centro commerciale nel centro di Berlino: lì troverà un’offerta un po’ più vasta, qualche buon sigaro e una discreta quantità di tabacchi. Tuttavia, il pipatore più esigente dovrà recarsi al 9 di Muthesiusstrasse, da Pfeifenladen. Come spesso capita all’estero, si tratta di una rivendita anomala per i canoni italici. Niente sigarette, niente cartoline nè francobolli o marche da bollo: solo pipe e tante, tantissime latte e buste di tabacco. Non descriverò l’interno del locale perchè non me lo ricordo: appena entrato, infatti, il mio sguardo è stato attratto subito dalla mole di tabacchi disponibili e a portata di mano come quello di un bambino alla fiera della cuccagna! È meraviglioso poter toccare con mano tutto quel ben di Dio, stupirsi di fronte a marche sconosciute, vedere dal vivo etichette rimirate su siti di recensioni americani, annusare, assaggiare, discutere con Herr Hans della sua miscela della casa e dei gusti dei fumatori tedeschi. Questi ultimi, va detto, prediligono tabacchi aromatici e leggeri, ma non disdegnano le English Mixture: io che amo i tabacchi corposi e naturali sono un po’ un pesce fuor d’acqua. Ma non importa: il buon Hans ha tutto ciò che gli chiedo tranne, chissà perchè, il Timm 1000. Purtroppo, la scelta di pipe non è così ampia come il novero dei tabacchi: poco male, a Torino le pipe non mancano. É in Italia che, purtroppo, mancano tanti tabacchi…
So per certo che a Berlino ci sono molte altre rivendite, ma c’è troppo da fare e da vedere per fare il tour dei tabaccai: basta recarsi da Pfeifenladen per uscire dal negozio lieti, soddisfatti, con la pipa carica e due sporte piene.
Così come a Berlino, a Monaco di Baviera c’è almeno una rivendita che vale senz’altro la pena di visitare: Pfeifen Huber, Tal 22. Mentre la bottega di Berlino ha l’aria di quei negozietti familiari e pittoreschi che siam soliti frequentare in Italia (pur con qualche eccezione milanese…), il punto di riferimento per i pipatori monacensi ha più l’aria della boutique: una volta varcatane la soglia, percorrerne l’ambiente calpestando tappeti orientali, circondati da vetrine ricolme di pipe e tabacchi, può indurre una certa soggezione. Gli ampi ed eleganti spazi sembrano quasi sbeffeggiare l’avventuriero italico che, appropinquandosi al bancone, ripassa mentalmente quelle quattro frasi in inglese che sbatterà in faccia al commesso in giacca e cravatta, confidando nella sua benevolenza. In realtà, quest’ansia di prestazione, lo dico con convinzione, è del tutto immotivata: i ragazzi che lavorano da Pfeifen Huber sono tutti incredibilmente disponibili, educati e accoglienti. Non dimenticherò facilmente l’espressione apparsa sul volto di uno di loro quando, vinto dalla mia insistenza, ha acconsentito a colmare la sua Vauen con una delle prelibatezze tabagiche italiane: il Trinciato Forte… Solo osservandolo cambiare espressione (e quasi colore) mi sono ricordato che i tedeschi prediligono i tabacchi leggeri e che, pur essendo maestri nel digerire stinchi di maiale talvolta in grado di piegare il sottoscritto, malsopportano il carattere rampante del tabaccaccio nostrano. Al di là dei tabacchi normalmente reperibili in Germania, meritano una menzione speciale le miscele di casa Huber: certo, per il mio palato sono un po’ carenti di corpo e forza, ma la qualità di alcune di esse è fuor di dubbio. Tra i tabacchi della casa, tutti quanti raccolti e descritti (in tedesco) in un bel libretto a disposizione del pubblico, è da segnalare il Louisiana Flake (virginia, kentucky e perique), disponibile anche in versione ready rubbed col nome Virginia Rich & Dark. Molte anche le pipe disponibili: si va dalle immancabili Dunhill (tutte, per la verità, un po’ piccole) alle nostrane Castello, passando per le Ser Jacopo. Per gli aficionado, segnalo la presenza di un vasto walking humidor che io, tutto preso da pipe e tabacchi, non ho però visitato.
Giunto al momento del commiato, ormai salutata Monaco e diretti verso l’aeroporto, può capitare al fumatore italiano di vivere un attimo di malinconia al pensiero di dover tornare in Italia: dopo il check-in, la miglior cosa da fare in un simile frangente è concedersi un’ultima fumata tedesca. In aeroporto? Sì, nella grande smoking room che la Camel ha montato al suo interno, con tanto di tavolini e panchine: all’interno di questa struttura, distantissima dalle anguste camere a gas che talvolta si trovano negli aeroporti italiani ed europei, il melanconico fumatore italiano avrà modo di cominciare a riabituarsi al suo paese. Già, perchè immancabilmente udrà i commenti, più o meno sguaiati, di qualche compatriota, sicuro del fatto che nessuno, fuori dall’Italia, possa capire la sua lingua.