Ascorti
Una famiglia di maitre pipier da tre generazioni e il successo della Caminetto “la pipa del baffo”.
Cosa c’è dietro il successo di una pipa? Di sicuro la passione per l’artigianato, poi lo spirito di sacrificio, la creatività, la manualità, il coraggio e la caparbietà. Non ultima, la vocazione imprenditoriale. La famiglia Ascorti crea pipe pregiate da tre generazioni e incarna questi valori al punto che basta scambiare due parole con il titolare Roberto o entrare nel laboratorio di Cucciago, piccolo borgo della Brianza, per capire come mai le sue pipe siano tanto apprezzate, in Italia e all’estero.
Roberto Ascorti, classe 1958 non sta fermo un attimo: rigira una pipa tra le mani mentre racconta aneddoti sulla sua azienda. Ha una memoria storica prodigiosa e, quando le parole non bastano a rendere un concetto o una situazione, acchiappa un foglio bianco e schizza una scena, una prospettiva o la sezione di una pipa. Sua moglie Silvana è sempre stata al suo fianco, sin dall’inizio della carriera da pipe-maker. Ogni volta che guarda Roberto si vede che tra loro c’è un sentimento sincero e solido, come può essere solo quello tra chi in passato ne ha superate tante e oggi ha nella famiglia il suo tesoro più grande. Maddalena è la loro prima figlia. Cresciuta insieme al fratello in mezzo alla radica e alle lastre di metacrilato, spesso partecipa con tutta la famiglia agli incontri con i clienti: agli Ascorti piace mostrarsi per quello che sono anche quando si parla di lavoro. Anzi, soprattutto in quelle situazioni, senza fronzoli nè intermediari.
Tommaso è il secondo figlio di Roberto e Silvana. Ha 24 anni e guida con determinazione la Caminetto fondata da nonno Peppino ed ereditata da Roberto. Oggi in lui si concentrano i segreti del mestiere e le abilità di tre generazioni di artigiani, tramandati di padre in figlio.
Ma cominciamo dal principio: la nascita del marchio Caminetto.
Il 14 novembre 1968, Peppino, padre di Roberto, firmò insieme a numerosi amici il solenne atto di nascita della “Caminetto”, una delle più fortunate e apprezzate linee di pipe artigianali d’Italia. Il documento, conservato gelosamente da Roberto, riporta la scritta: “Con le… gambe sotto il tavolo ci prendemmo la libertà, tra conigli, baffi e barbe, di tenere a battesimo la “Pipa del baffo”. A ricordo per i posteri e per le migliori fortune delle… pipe”. Sotto, oltre alla firma di Peppino, si riconoscono quelle di Luigi Radice e Gianni Davoli, coi quali fondò la Caminetto. Peppino aveva deciso di mettersi in proprio dopo aver imparato l’arte di realizzare pipe lavorando per anni alla Castello: fino ad allora le pipe erano molto classiche e Peppino aveva troppe idee e voglia di sperimentare per starsene con le mani in mano. Da subito, le Caminetto (il primo modello chiamava Ovetto ed è ancora in produzione) conquistarono grandi fette di mercato grazie all’originalità delle loro linee, all’eccellente fumabilità e all’inconfondibile marchio a forma di baffi all’insù.
Nonostante gli affari andassero molto bene e il nome dell’azienda fosse diventato in poco tempo sinonimo di qualità anche all’estero, la società si sciolse nel 1979 e i tre soci presero ognuno la propria strada promettendo di dimenticare la Caminetto; Peppino, artigiano brianzolo coriaceo e determinato, non si arrese e fondò la Ascorti insieme a un buon numero di artigiani Caminetto e ai figli Roberto e Pierangelo.
Appena qualche anno dopo, con grande caparbietà e insistenza, gli eredi di Peppino rilevarono i diritti della Caminetto, ancora mitica nei ricordi dei clienti affezionati alla “Pipa del baffo”. Ci vollero molto impegno, sudore e inventiva per prendersi cura dell’azienda e per rilanciare il marchio storico perché, all’improvviso, la morte di Pierangelo costrinse Roberto a farsi carico della Ascorti e della Caminetto. Roberto, come il padre, non è uno che si arrende. Lo sanno tutti quelli che lo conoscono e che, quando passano a trovarlo in bottega, vengono accolti come amici di famiglia: è inarrestabile e determinato.
É grazie a lui e alla sua famiglia se oggi le pipe Caminetto e Ascorti sono il simbolo di una maniera vincente di fare impresa. Per realizzare una pipa ci vogliono 90 passaggi, quasi tutti svolti a mano. Solo alcuni vengono realizzati con le macchine, ma quelle della bottega Ascorti sono più che altro marchingegni creati negli anni dalle stesse persone che poi li hanno usati per lavorare la radica. I fori del tiraggio della pipa, ad esempio, vengono realizzati meccanicamente perché sono uno dei passaggi più importanti della lavorazione: il foro del bocchino deve coincidere perfettamente con quello praticato nella radica della testa, altrimenti si formerà della condensa che rovinerà irrimediabilmente la fumata e la pipa stessa. Tra i vanti dell’azienda ci sono proprio le lavorazioni delle teste e dei bocchini. La linea “New Dear”, ad esempio, è stata inventata da Peppino ed è un marchio di fabbrica: solo Roberto è ancora capace di eseguire questa rusticatura complessa, che fa assomigliare la radica a una candela rigata dalle gocce di cera liquida. I bocchini vengono realizzati completamente a mano partendo dalle lastre grezze di metacrilato: questo materiale è il più fine e duraturo, resta praticamente inalterato negli anni e, una volta abbozzato, assottigliato, forato e lucidato diventa elegantissimo. I clienti e gli affezionati della Caminetto apprezzano queste pipe soprattutto perché in bocca risultano sottili, leggere e comode. Sono rimasti in pochi ad usare il metacrilato perché va lavorato con la lima e lucidato con quattro tipi diversi di carta di vetro. Molte aziende usano invece l’ebanite, che può essere stampata direttamente a forma di bocchino. La radica di erica arborea è conservata nel retrobottega, il sancta sanctorum. Tommaso e Roberto la scelgono insieme andando di persona in Liguria; prima di acquistarla si fanno sempre aprire il sacco che la contiene. Aprire quel sacco davanti al segantino è un po’ come dichiarare apertamente che non ci si fida. Ma agli Ascorti non importa e ormai i fornitori lo sanno: Tommaso e Roberto sono pignoli e comprano solo la radica di prima qualità. Poi la fanno stagionare per almeno tre anni. Quando è pronta per essere lavorata, basta inumidire una placca per far risaltare le venature del legno: saranno quelle a suggerire il modello di pipa da realizzare. Alle sapienti mani degli Ascorti basterà togliere il legno superfluo, come faceva Michelangelo Buonarroti con il marmo di Carrara che nascondeva già al suo interno l’opera d’arte.
Il figlio di Roberto, Tommaso, è un giovane rampante, grintoso, con le idee chiare e determinatissimo. Negli occhi ha la creatività e la passione del padre, nelle mani i calli del nonno, formati dalle impugnature delle lime e delle sgorbie. Ha in mente grandi cose per la Caminetto: da qualche tempo ha ricevuto dal padre le redini del marchio, che compie quest anno 45 anni, esordendo con una pipa chiamata “Event”, dedicata a nonno Peppino, ha rinnovato la forma del baffo, che oggi è dritto e non più all’insù, e ha apposto alle sue pipe il marchio di famiglia, aggiornato con le sue iniziali.