Arrivando a Roma per piacere e incontri di lavoro, abbiamo sentito la necessità impellente di entrare nel tempio della pipa di Musicò (in via San Vincenzo 29, vicino Fontana di Trevi) per ristorarci e immergerci nell’amato fumare.
Già dalla strada assaporavamo gli odori che avremmo trovato all’interno di questo storico negozio che porta il nome del suo patron Giorgio Musicò e del figlio Massimo.
Gustavamo l’atmosfera di un incontro senza fronzoli, in pace con il lento fumo, fuori da ogni filosofia eccessiva o inutile sulla e per la pipa. Persone schiette e amanti del proprio lavoro.
Entrando siamo stati accolti da Giorgio interrompendo la sua lettura e immediatamente dopo usciva dal laboratorio Massimo con il quale abbiamo scambiato quattro chiacchiere sulla sua vita dedicata alla pipa.
Abbiamo appreso quanta passione innata (è il caso di dirlo, visto che è cresciuto tra le pipe) sia stata infusa nel giovane “erede” che da giovanissimo apprendeva i segreti del manufatto in maniera fisica, soffiando all’interno del bocchino, smontandole, rompendole, perdendole. Una conoscenza che poi ha reso la metabolizzazione della pipa, in fase di costruzione da parte sua, assolutamente consolidata e intima. Cosa che è risultata indispensabile nel suo lavoro di restauro, riparazione e poi creazione. Momenti questi (quelli “curativi”) che gli hanno permesso anche di avere il confronto reale con la pipa quando esce dal negozio, della sua vita con il proprietario.
Nel parlare degli hobbisti non c’è stato dubbio alcuno per Massimo che ha confermato la nostra idea che sono da tenere d’occhio, da non snobbare (perché molti grandi maestri quotati sono nati e morti come hobbisti) e da saper apprezzare, ovviamente con le giuste misure e considerazioni sul loro lavoro anche sulla lunga distanza.
Musicò è irraggiungibile attraverso il web, nessuna pagina sui social network, nessun sito o blog eppure il nostro compagno di chiacchiere ha saputo spiegare perfettamente quanto il web abbia influito sulla conoscenza del mondo pipario, in modo compulsivo a volte o meramente informativo in altre, ricreando anche una sorta di associazionismo che era vivo e profondo negli anni ’60 e ’70.
Ci siamo lasciati andare per due ore ai racconti di Giorgio (che ha cominciato il suo percorso nel 1995 da Carmignani, continuando negli anni ’80 con un proprio progetto legato all’artigiano Paolo Becker, da qui il brand Becker & Musicò e finendo – si fa per dire, visto che la fucina è sempre aperta – al proprio cognome in solitaria), alle splendide pipe Experienced o alle ottime Foundation (marchio che raggruppa Massimo, Fabio Marchese e Flavio Benucci) pipe di grande eleganza e fumabilità.
Insomma una ricerca costante di riappropriazione (e non imitazione) di uno standard manifatturiero d’un tempo, con finiture inglesi che va avanti da decenni.
Pipe davvero uniche.
Inoltre abbiamo assaporato le collezioni private, le splendide schiume e le chicche di altri marchi come Dunhill, Peterson, etc… oppure le golose offerte nell’apposita bacheca, gli accessori e molto altro, fumando in compagnia di due splendide persone.
Il mondo di Musicò è lontano dal tempo che scorre di fuori e per entrarvi si deve dimenticare l’orologio e il tempo.
Buona scelta
IBD
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