L’AD Marco Fabbrini: «La tassa sulle cartine del tabacco è insostenibile (5.3 milioni di tasse su 5.4 di ricavi) e fa un favore al mercato nero e alle aziende furbe. Oltre a colpire, come sempre, le fasce più deboli della popolazione, senza vantaggi per la salute»“
La manovra finanziaria nella bozza attuale mette in allarme le aziende italiane che operano nel mondo del tabacco. È il caso di ITA, azienda trevigiana che si occupa di commercializzazione nel mondo del tabacco trinciato, cartine e prodotti per le tabaccherie e cartolerie. Il problema arriva in modo particolare dalla cosiddetta “tassa sulle cartine”, e in generale sugli accessori per l’FCT, il tabacco trinciato a taglio fino, quello per le sigarette fai da te, che in Italia rappresenta circa il 6% del mercato. È previsto un aumento del 4% sulle tasse sul tabacco e una ulteriore nuova tassazione degli accessori (filtri e cartine) che porterà a un aumento fiscale totale del 12%. Per il consumatore significa 45 centesimi in più per ogni busta dal 30 gr (su un costo totale di 6 euro circa).
Spiega Marco Fabbrini, Amministratore Delegato di Ita: «Innanzitutto, non è una tassa sulla salute; si sa da tempo che aumentare tasse sulle sigarette non fa smettere di fumare, si ottiene soltanto che la gente cerchi mercati più economici. Piuttosto, è l’ennesima tassa sulle fasce più deboli della popolazione, perché i consumatori di tabacco trinciato hanno in media un reddito inferiore rispetto al resto della popolazione».
Il caso del mercato del tabacco trinciato a taglio fino è emblematico perché rappresenta una forma di cuscinetto tra le sigarette normali e il mercato irregolare. Diversi Paesi europei, a cominciare dalla Germania, hanno istituito un piano di aumento sul lungo periodo delle accise, ma con un rapporto costante tra i costi delle sigarette e quello del tabacco, perché è l’unico sistema che garantisce un gettito fiscale costante. Uno studio della London Economics infatti, ha mostrato come i bruschi aumenti di tassazione portino i consumatori in due direzioni: quella del mercato nero e quella degli acquisti sui mercati esteri, visto che non esiste una politica comunitaria in materia. In entrambi i casi le entrate fiscali del Governo saranno ridotte.
L’articolo in finanziaria sull’istituzione dell’imposta su cartine e filtri è breve e non chiarisce i meccanismi di controllo (basta fare il confronto con l’articolo dedicato alla “sugar tax”) non si capisce come il governo pensi di poter realisticamente ricavare 60 milioni di tasse da un mercato che ne vale 60. È’ evidente che si tratta di una valutazione insostenibile, anche perché ci sarà una riduzione dei consumi legali, senza dimenticare le aziende che cercheranno scorciatoie fiscali vista la poca chiarezza dell’articolo e la difficoltà di controllo, che sarà la principale criticità per la riscossione dell’imposta.
Il 2019 per noi è stato un anno positivo e avevamo programmato un piano di assunzioni, 40 entro fine anno e un centinaio nel prossimo triennio, ma alla luce della manovra abbiamo deciso di congelarlo perché, secondo le nostre stime, se non verrà modificata porterà a una riduzione del nostro mercato di almeno il 40%. Per dare un’idea: abbiamo calcolato che quest’anno su 5,4 milioni di euro di introiti dalle cartine, avremmo 5,3 milioni di imposte. È un circolo vizioso: il Governo cerca introiti facili e immediati, però così facendo mette in moto meccanismi che immediatamente danneggiano le aziende e il sistema economico del Paese, sempre a vantaggio dei furbi che troveranno il modo di guadagnare da questo tipo di situazioni. Non siamo contrari alla regolamentazione e al mercato controllato con dei depositi fiscali, ma deve essere una tassazione graduale, non un salasso, altrimenti diventa un boomerang».
Fonte: TrevisoDay
Ricordiamo un grande politico come Winston Churchill che disse: “Una nazione che si tassa nella speranza di diventare prospera è come un uomo in piedi in un secchio che cerca di sollevarsi tirando il manico”