Grazie, Italia!
Sono i giovani che nel ’66 scesero nel fango lasciato dall’Arno e salvarono Firenze e la sua cultura; sono coloro che si mossero per il Friuli devastato dal terremoto, che di recente hanno portato aiuti all’Aquila; sono i ragazzi in divisa che consegnano, rischiando la vita, cibo e medicine alla gente di Kabul;sono i nostri soldati uccisi a Nassirya; sono quanti si rimboccano le maniche di fronte alle folle di esuli che abbandonano l’Africa.
Sono le nostre madri, che ci hanno insegnato a vivere facendo sacrifici; sono gli operai, che si alzano presto al mattino e fanno il loro turno di lavoro senza recriminare – Valentina Alleri, portata via dalla piena dell’Ete Morto, era una di loro, si alzava alle quattro -; sono i nostri uomini dell’impresa, che non mollano, che non si lasciano ingannare dal miraggio della finanza facile; sono i nostri amministratori locali quando non scordano il significato del bene comune; sono gli uomini delle forze dell’ordine, che proteggono la nostra sicurezza e libertà; sono gli insegnanti che hanno a cuore l’educazione dei giovani; sono i sacerdoti, che nonostante le bufere, raccontano la possibilità di una vita buona; sono quei giovani che si preparano con serietà alla vita e riffugono l’occhio freddo di inconsistenti Grandi Fratelli; è la gente onesta, che ogni giorno costruisce un pezzo di mondo pulito; sono coloro che non cercano scappatoie, ma stanno alla realtà.
E’ chi non s’arrende, chi ha sempre un sorriso per tutti, chi ha una speranza certa.
“L’appartenenza – scriveva Giorgio Gaber – non è lo sforzo di un civile stare insieme, non è il conforto di un normale voler bene, l’appartenenza è avere gli altri dentro di sé”.
Il nostro tricolore contiene e ricorda tutto questo.
Ci ricorda che l’Italia siamo noi, ognuno di noi, quando nel nostro cuore conteniamo gli altri.
Grazie, a tutti.
Grazie, Italia!